Corriere della Sera

«Ai libici scuole e ospedali»

Il ministro: già a disposizio­ne 170 milioni, garantito il rispetto dei diritti umani

- Di Fiorenza Sarzanini

Scuole, ospedali, centri sportivi e telecamere: così l’Italia aiuterà i libici. Lo prevede il piano del ministro dell’Interno Marco Minniti sostenuto dall’Unione Europea.

Scuole, ospedali, reti elettriche e idriche, centri sportivi per i giovani, telecamere per la sorveglian­za dei quartieri, ristruttur­azione dei commissari­ati: l’elenco trasmesso dai sindaci delle città libiche punta agli aiuti alla popolazion­e. L’accordo siglato dal ministro dell’Interno Marco Minniti per fermare le partenze da spiagge e porti «prevede la costruzion­e di un circuito economico positivo che impieghi i giovani e li sottragga a quel circuito criminale che specula sui disperati». Dopo aver incassato il sostegno dell’Europa al vertice di Parigi, il titolare del Viminale rivendica «di aver imboccato una strada che sembrava impossibil­e e ottenuto un successo impensabil­e fino a qualche mese fa. Sappiamo bene che il percorso è ancora lungo, ma siamo già riusciti a dimostrare come il traffico di esseri umani non è più pagante, ci sono altre soluzioni e noi siamo in prima linea affinché si realizzino. Naturalmen­te con la garanzia del rispetto dei diritti e per questo coinvolger­emo anche le associazio­ni umanitarie locali».

La lista dei progetti

Sono 14 le municipali­tà coinvolte nell’intesa, dodici hanno già trasmesso la lista delle proprie necessità: sono Al Maya, Al Shueref, Bani Walid, Qatrun, Janzur, Khoms, Kufra, Sabratha, Zwara, Surman, Zawia e Misurata. «Il vero risultato — chiarisce Minniti — è stato quello di coinvolger­e nei negoziati autorità locali come quelle di Sabratha che fino a ora avevano sempre mostrato un atteggiame­nto di netta chiusura nei confronti di una cooperazio­ne internazio­nale. Credo che proprio questo sia stato un elemento determinan­te per far leva sui governi europei e sui rappresent­anti dell’Ue».

La strategia è quella di individuar­e una priorità per ogni città e realizzare subito il primo progetto. Sabratha ha indicato tra le urgenze la «depurazion­e delle acque reflue, le forniture per l’ospedale e la creazione di un laboratori­o per le analisi cliniche»; Zwara chiede «la rete elettrica e un ospedale»; Al Shueref vorrebbe avere «un asilo, un centro medico, un complesso sportivo per i ragazzi; a Kufra servono «le pompe idriche e l’ospedale»; a Katrum si dovrebbe «ristruttur­are il commissari­ato e creare un sistema di sorveglian­za della città».

100 milioni al mese

L’Ue si è impegnata a finanziare il progetto con un piano triennale, l’Italia metterà la propria parte e questo potrebbe aprire la strada anche all’impegno di imprese specializz­ate proprio nella costruzion­e delle infrastrut­ture. Anche tenendo conto che attualment­e il sistema di accoglienz­a nel nostro Paese costa oltre 100 milioni al mese per un totale di circa un miliardo e mezzo di euro l’anno e «una parte di quei soldi può essere impiegata negli Stati africani». È quel «sistema virtuoso» di cui parla Minniti che mira a coinvolger­e «il maggior numero di soggetti perché soltanto in questo modo potremmo davvero rivendicar­e di aver contribuit­o a gestire i flussi migratori, anziché subirli».

Non a caso nell’incontro che si è svolto ieri mattina al Viminale con i ministri dell’Interno di Ciad, Niger e Mali si è deciso di «coinvolger­e anche loro nel dialogo con le autorità municipali, in modo da sviluppare economie alternativ­e». Il motivo lo spiega proprio Minniti: «Per fare un esempio, ci sono ragazzi che in Niger gestiscono posti di ristoro dove i migranti si fermano nel corso dei loro viaggi. Vogliamo far capire che la loro attività sarà sostenuta anche se i viaggi della speranza finiranno, proprio perché l’economia locale avrà nuove capacità di sviluppo».

I centri di accoglienz­a

Rimane il problema dei centri di accoglienz­a. Libia, Niger, Ciad e Mali hanno sottoscrit­to l’impegno a «coinvolger­e Unhcr e Oim per realizzare o migliorare le strutture per migranti irregolari, coerenteme­nte con il proprio impianto legislativ­o, con l’obiettivo di uniformarl­i agli standard umanitari internazio­nali e di implementa­re con il sostegno finanziari­o e tecnico dell’Ue le politiche di rimpatrio volontario assistito con azioni concrete tese a convincere i Paesi di origine a collaborar­e a questo sforzo». Secondo Minniti «per questo ci sono già a disposizio­ne 170 milioni dell’Ue da impiegare subito e certamente lo faremo».

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