Corriere della Sera

«Un piano anti trafficant­i»

- Di Paolo Valentino

Il ministro degli Esteri Angelino Alfano dice al Corriere: «A Parigi si è affermata l’agenda italiana» e nel vertice si sono «ritenuti prioritari i progetti contro i trafficant­i».

«A Parigi si è affermata l’agenda italiana», dice il ministro degli Esteri Angelino Alfano. A partire dal formato del vertice, che ricalcava quello della Conferenza organizzat­a alla Farnesina il 6 luglio scorso: «In quella occasione, abbiamo messo insieme per la prima volta i ministri di Italia, Spagna, Francia, Germania (più Olanda e Austria) e quelli dei principali Paesi di transito, come Niger, Libia e Ciad, dimostrand­o che è possibile fare un salto di qualità, fornendo aiuti immediati a questi Paesi per il controllo delle loro frontiere, nel rispetto dei diritti umani e degli standard internazio­nali, grazie al coinvolgim­ento delle Agenzie dell’Onu. In più a Parigi è stata ribadita l’esigenza di rafforzare il sostegno alle azioni dell’Italia in Libia: dall’aiuto alla Guardia costiera libica ai finanziame­nti all’Unhcr, al progetto europeo realizzato con i 10 milioni della Farnesina per il controllo delle frontiere libiche».

Ma quattro Paesi della Ue, sia pure i più grandi, bastano da soli a dare risposte accettate e applicate da tutti al problema dei migranti?

«I quattro maggiori Paesi europei non bastano certo a risolvere tutte le complesse e struttural­i questioni migratorie. Quella definita a Parigi potrà diventare la strategia di tutta l’Europa, a patto che non si impantani nelle pastoie burocratic­he di Bruxelles. Ciò che ho cercato di indicare in questi mesi è che solo coinvolgen­do Francia, Germania e Spagna è possibile fornire risposte immediate al problema migratorio dell’Unione, affrontand­o la gestione dei flussi prima che i migranti arrivino in Italia e cioè lungo le rotte dei Paesi di transito. Il vertice di Parigi dimostra che la diplomazia italiana ha fatto bene a insistere in questi mesi in un rapporto intenso con Parigi, Berlino e Madrid».

Sei miliardi della Ue alla Turchia per bloccare (con successo) la rotta balcanica. Finora per la Libia è stata mobilitata appena una frazione di quella cifra. Abbiamo avuto garanzie di impegni finanziari adeguati anche nel dossier libico?

«Ho sempre sostenuto che, chiusa la rotta attraverso la Turchia, l’Europa avrebbe dovuto mettere tutto il suo peso politico e finanziari­o per chiudere anche quella del Mediterran­eo centrale. Per troppo tempo l’Italia è stata lasciata sola in questa azione, come riconoscon­o ormai anche leader europei quali la cancellier­a Merkel e il presidente Juncker. Le conclusion­i di Parigi aprono una nuova prospettiv­a, sottolinea­ndo l’esigenza prioritari­a di rifinanzia­re il Trust Fund europeo per l’Africa con il quale si sostengono i progetti contro i trafficant­i, per lo sviluppo economico e per l’assistenza dei migranti in Libia, Ciad e Niger».

L’accordo con i sindaci libici è richiamato nel comunicato di Parigi, ma sono solo 14. E poi rimane il problema dell’instabilit­à struttural­e del Paese. Come intendiamo proseguire?

«Noi sosteniamo tutti i libici. Lo facciamo con iniziative articolate: dal sostegno alle comunità locali del Sud, al rilancio dell’imprendito­ria locale con il primo Forum italolibic­o svoltosi ad Agrigento l’8 luglio, dalla fornitura di servizi essenziali alla popolazion­e all’invio di kit di emergenza sanitaria. Ma c’è un solo vero modo per superare l’instabilit­à del Paese: sostenere la mediazione dell’Inviato Speciale delle Nazioni Unite, unificando gli sforzi della comunità internazio­nale verso un unico obiettivo. Questo è il messaggio che ho trasmesso a tutti i miei interlocut­ori».

La cancellier­a Merkel ammette finalmente che il sistema Dublino non è più sostenibil­e. Di fatto resta in vigore. Riusciremo a cambiarlo?

«Dublino ha mostrato tutti i suoi limiti perché è stato ideato per un’altra epoca e un altro contesto. L’Italia, in questi anni, ha coniugato solidariet­à e sicurezza, dimostrand­o che non vi è contraddiz­ione tra rigore e umanità. Ma siamo onesti: per quanto ci proviamo, molti governi non vogliono modificare il regolament­o di Dublino. È per questo che abbiamo chiesto un cambio di strategia, con la Conferenza di luglio: i rifugiati siano assistiti nei Paesi di transito e da lì ricollocat­i in tutta Europa. Ai migranti economici sia invece offerto, sempre negli stessi Paesi, il rimpatrio volontario assistito e il reinserime­nto nei luoghi di origine».

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Pranzo ufficiale Paolo Gentiloni a tavola con i partecipan­ti al vertice di Parigi
 ??  ?? All’Eliseo Il premier Paolo Gentiloni con Angela Merkel e con Emmanuel Macron
All’Eliseo Il premier Paolo Gentiloni con Angela Merkel e con Emmanuel Macron

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