Cena all’Eliseo E Gentiloni chiede «a tutti» uno sforzo in più
«Deve diventare più difficile il lavoro dei trafficanti di esseri umani, ora si vede una netta inversione di tendenza. Per la prima volta possiamo dire che sono stati fatti passi avanti e che per il Mediterraneo centrale una strada ce l’abbiamo», ha detto ieri Paolo Gentiloni durante il colloquio con i leader europei e africani. Nelle settimane scorse l’Italia ha avuto con la Francia, anche sul tema dei migranti, non poche difficoltà diplomatiche. Rifiuto francese di aprire i porti alle navi di soccorso nel Mediterraneo, incontro organizzato a Parigi (rubando la scena all’Italia) tra il presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli Fayez al Serraj e il comandante dell’Esercito nazionale libico Khalifa Haftar, annuncio autonomo di Macron sugli hotspot in Africa (seguito da parziale marcia indietro). La giornata di ieri ha visto un riavvicinamento, e soprattutto un riconoscimento dei risultati ottenuti dall’Italia soprattutto negli ultimi mesi.
In privato Macron e Merkel hanno ringraziato Gentiloni, e si sono premurati di ripetere le lodi durante la conferenza stampa. «La cooperazione tra Italia e Libia è un perfetto esempio di quello che vogliamo realizzare», ha detto Macron a proposito degli accordi stretti con i 14 sindaci libici che hanno contribuito a ridurre drasticamente il numero degli sbarchi rispetto all’estate scorsa. Dopo la conferenza stampa, durante la cena nel giardino dell’Eliseo riservata ai quattro leader di Francia, Germania, Italia e Spagna, Macron e Gentiloni hanno continuato la discussione sui migranti mettendo da parte le giacche e le rigidità del protocollo. «Adesso tutta l’Unione
«Sulla Libia noi con l’Italia» Macron e Merkel ringraziano il presidente del Consiglio italiano: «La cooperazione tra Italia e Libia è l’esempio di ciò che vogliamo fare»
Europea deve fare maggiori sforzi nelle politiche di sviluppo e di cooperazione — ha detto Gentiloni —. Quello che abbiamo fatto noi italiani in Libia è cercare di mettere in crisi il modello di business dei trafficanti, lavorando su comunità locali, capacità di controllo delle frontiere, creando occasioni di sviluppo». Nel corso della cena il premier spagnolo Mariano Rajoy si è detto molto preoccupato per l’aumento dei flussi migratori sulla rotta del Mediterraneo occidentale, che passa per Ceuta e Melilla, le enclave spagnole in Marocco. La sensazione è che dopo l’accordo con la Turchia che ha ridotto gli afflussi dalla rotta orientale, e l’inversione di tendenza negli sbarchi in Italia dalla Libia, la nuova emergenza potrebbe crearsi in Spagna. Per questo ci si attacca alla speranza che «spostare le frontiere europee in Africa» possa funzionare. L’immagine serve a dare l’idea che si vogliono trasferire alla sorgente i controlli sui richiedenti l’asilo, in modo che non serva più la traversata disperata verso le coste europee.
La collaborazione con i Paesi più vicini alle aree di crisi è già in atto nel caso della Siria: i funzionari dell’Ofpra (Ufficio francese di protezione dei rifugiati e apatridi) lavorano già adesso in Libano assieme ai colleghi dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) per esaminare le liste e ricevere le domande dei cittadini siriani che chiedono l’asilo in Francia. In base all’accordo raggiunto ieri a Parigi, e che verrà alimentato nei dettagli da una «task force» congiunta pronta a studiare gli aspetti tecnici già dai prossimi giorni, un’operazione simile potrebbe essere organizzata per cominciare in Niger, a Agadez, dove migliaia di persone arrivano dall’Africa subsahariana per tentare di raggiungere la Libia e da lì le coste italiane.