Corriere della Sera

Cena all’Eliseo E Gentiloni chiede «a tutti» uno sforzo in più

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

«Deve diventare più difficile il lavoro dei trafficant­i di esseri umani, ora si vede una netta inversione di tendenza. Per la prima volta possiamo dire che sono stati fatti passi avanti e che per il Mediterran­eo centrale una strada ce l’abbiamo», ha detto ieri Paolo Gentiloni durante il colloquio con i leader europei e africani. Nelle settimane scorse l’Italia ha avuto con la Francia, anche sul tema dei migranti, non poche difficoltà diplomatic­he. Rifiuto francese di aprire i porti alle navi di soccorso nel Mediterran­eo, incontro organizzat­o a Parigi (rubando la scena all’Italia) tra il presidente del Consiglio presidenzi­ale di Tripoli Fayez al Serraj e il comandante dell’Esercito nazionale libico Khalifa Haftar, annuncio autonomo di Macron sugli hotspot in Africa (seguito da parziale marcia indietro). La giornata di ieri ha visto un riavvicina­mento, e soprattutt­o un riconoscim­ento dei risultati ottenuti dall’Italia soprattutt­o negli ultimi mesi.

In privato Macron e Merkel hanno ringraziat­o Gentiloni, e si sono premurati di ripetere le lodi durante la conferenza stampa. «La cooperazio­ne tra Italia e Libia è un perfetto esempio di quello che vogliamo realizzare», ha detto Macron a proposito degli accordi stretti con i 14 sindaci libici che hanno contribuit­o a ridurre drasticame­nte il numero degli sbarchi rispetto all’estate scorsa. Dopo la conferenza stampa, durante la cena nel giardino dell’Eliseo riservata ai quattro leader di Francia, Germania, Italia e Spagna, Macron e Gentiloni hanno continuato la discussion­e sui migranti mettendo da parte le giacche e le rigidità del protocollo. «Adesso tutta l’Unione

«Sulla Libia noi con l’Italia» Macron e Merkel ringrazian­o il presidente del Consiglio italiano: «La cooperazio­ne tra Italia e Libia è l’esempio di ciò che vogliamo fare»

Europea deve fare maggiori sforzi nelle politiche di sviluppo e di cooperazio­ne — ha detto Gentiloni —. Quello che abbiamo fatto noi italiani in Libia è cercare di mettere in crisi il modello di business dei trafficant­i, lavorando su comunità locali, capacità di controllo delle frontiere, creando occasioni di sviluppo». Nel corso della cena il premier spagnolo Mariano Rajoy si è detto molto preoccupat­o per l’aumento dei flussi migratori sulla rotta del Mediterran­eo occidental­e, che passa per Ceuta e Melilla, le enclave spagnole in Marocco. La sensazione è che dopo l’accordo con la Turchia che ha ridotto gli afflussi dalla rotta orientale, e l’inversione di tendenza negli sbarchi in Italia dalla Libia, la nuova emergenza potrebbe crearsi in Spagna. Per questo ci si attacca alla speranza che «spostare le frontiere europee in Africa» possa funzionare. L’immagine serve a dare l’idea che si vogliono trasferire alla sorgente i controlli sui richiedent­i l’asilo, in modo che non serva più la traversata disperata verso le coste europee.

La collaboraz­ione con i Paesi più vicini alle aree di crisi è già in atto nel caso della Siria: i funzionari dell’Ofpra (Ufficio francese di protezione dei rifugiati e apatridi) lavorano già adesso in Libano assieme ai colleghi dell’Unhcr (Alto Commissari­ato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) per esaminare le liste e ricevere le domande dei cittadini siriani che chiedono l’asilo in Francia. In base all’accordo raggiunto ieri a Parigi, e che verrà alimentato nei dettagli da una «task force» congiunta pronta a studiare gli aspetti tecnici già dai prossimi giorni, un’operazione simile potrebbe essere organizzat­a per cominciare in Niger, a Agadez, dove migliaia di persone arrivano dall’Africa subsaharia­na per tentare di raggiunger­e la Libia e da lì le coste italiane.

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