Corriere della Sera

Migranti e case confiscate Spuntano 18 milioni per la ristruttur­azione

Via Curtatone, l’inchiesta alza il tiro

- Ilaria Sacchetton­i

Un «tesoretto» per ristruttur­are i beni confiscati alla criminalit­à organizzat­a. Diciotto milioni di euro già stanziati, per rendere immediatam­ente accessibil­i quegli edifici ormai di proprietà dello Stato ma ancora mai sfruttati. È la novità che affiora alla vigilia dell’incontro al Viminale (la riunione di ieri è stata aggiornata) per stabilire nuove direttive sugli immobili da liberare.

Intanto a cinque giorni dallo sgombero di piazza Indipenden­za l’inchiesta su via Curtatone fa un primo salto di qualità. Sulla base degli elementi a disposizio­ne, il reparto della Digos che indaga sulla vicenda ha depositato in Procura una relazione nella quale descrive uno scenario di totale illegalità. Un’occupazion­e eterodiret­ta da

un gruppo di persone, forse legate a movimenti di lotta per la casa, che avrebbe imposto agli occupanti il pagamento di un affitto, sia pure molto modesto: ma a che titolo?

Nell’immobile sono state trovate le ricevute dei pagamenti. Fra i reati denunciati, quello di associazio­ne a delinquere, favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a ed estorsione.

L’ipotesi è che nel palazzo vicino alla stazione Termini si fosse organizzat­o una sorta di «bed and breakfast» a prezzi stracciati per profughi e immigrati in generale. Pile di tessere rinvenute (con stampato il logo dell’edificio e la scritta «Palazzo di Indipenden­za») fanno pensare a qualcosa di differente dall’autogestio­ne. Secondo le testimonia­nze fornite agli investigat­ori, alle famiglie ospiti dei sette piani di via Curtatone era richiesto di presentars­i all’ingresso con quella tessera, tipo badge per entrare e uscire dall’edificio. La Digos insomma ipotizza un’organizzaz­ione vera e propria e sulla base delle sue richieste, oggi, potrebbe ottenere di fare delle perquisizi­oni negli spazi sgomberati.

Nel frattempo la Sea, assistita dall’avvocato Carlo Arnulfo, ha elaborato un primo calcolo dei danni: i quattro anni di occupazion­e sarebbero costati alla proprietà sedici milioni di euro. Quanto al Viminale, i punti fermi della direttiva sono quelli già anticipati in questi giorni: non autorizzar­e sgomberi se prima non sia stata concordata una soluzione dignitosa per le famiglie. E, laddove i sindaci temporeggi­no o siano latitanti, in quel caso la palla passa ai prefetti. Questi ultimi possono decidere di sistemare le persone in un alloggio confiscato o perfino (misura estrema) arrivare a requisirne uno pubblico.

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Il «badge» Una delle tessere rinvenute a Roma, nel palazzo occupato di piazza Indipenden­za. Secondo le testimonia­nze, erano necessarie per entrare e uscire dall’edificio

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