«Un fatto senza precedenti È come la caduta dell’Impero ma i barbari sono già tra noi»
Carandini: non riconosco più la città che ho conosciuto
«Mi sembra un’orgia di degrado percepibile in ogni aspetto di Roma. Sono ormai un vecchio romano, a novembre compirò 80 anni ma non ho mai visto la Capitale ridotta così. La mancanza d’acqua la notte mi sembra un atto epocale. A mia memoria, non è mai accaduto nulla di simile».
Professor Andrea Carandini, archeologo, storico della città, come vede, da vecchio romano, le recenti notizie su Roma a partire dall’imminente razionamento dell’acqua?
«La vicenda mi riguarderà personalmente. Io abito in un palazzo sul Quirinale, quindi in alto. Presto dovremo affrontare lavori per realizzare serbatoi in basso con un sistema di pompe che poi dirigeranno l’acqua verso i vecchi contenitori in alto, che sono sempre stati pieni. Una cosa del genere non è mai avvenuta. È pazzesca. Come dice Pindaro, l’acqua è l’elemento principale, il più prezioso per la vita».
Sembra sempre più difficile essere romani, vivere in una Capitale dove, come si dice tra i cittadini nati all’ombra del Campidoglio, ogni giorno ce n’è una…
«Basta girare per il centro storico per constatare un abbandono completo… Per esempio l’invasione dei negozietti che vendono tutto, dai souvenir ai panini. Spesso fotografo per il desiderio di documentare. Proprio il Corriere ha pubblicato alcuni miei scatti. E poi vedo le sterminate file davanti al Colosseo, come non avviene davanti a nessun altro monumento del mondo, segno dell’assenza di una decente politica del turismo. E i bivacchi a Fontana di Trevi, un miracolo architettonico…».
In una battuta, come sintetizzerebbe tutto?
«Un’atmosfera degna della caduta dell’Impero romano. Per molto tempo abbiamo assistito a un lento decadere della città. Ma da pochi anni c’è stato un drammatico salto di qualità verso il basso. Con la caduta dell’Impero romano arrivarono i barbari. Oggi possono anche venire... tanto la maggior parte, quella che contribuisce allo sfacelo, è già tra noi. Vive con noi. Purtroppo vengono immediati i paragoni. Io sono in vacanza a Maiorca, nel piccolo villaggio di Deià. Qui veniva il poeta e romanziere britannico Robert Graves. Pur essendo un centro così piccolo, ogni giorno è presidiato da una segretaria, un infermiere e un medico. E soprattutto, qui a Maiorca l’acqua c’è e non ci sono problemi. La siccità c’è anche qui, come in Italia. Ripeto: i paragoni sono odiosi, ma inevitabili».
Ha mai nostalgia di Roma, in questo periodo di vacanza? Ha voglia di tornare?
«Lo dico con amarezza, perché sono sempre stato fiero di essere romano. Purtroppo rispondo di no, non ho alcuna nostalgia e non ho gran desiderio di rientrare. In questi anni il volto di Roma ha perso continuamente un pezzetto di naso, poi un occhio, un po’ di mento… alla fine mi ritrovo a girare per le strade della mia città e non sono più capace di riconoscerla. È impossibile rintracciare ciò che ho conosciuto da giovane. Mi sembra quasi che la crisi di Roma sintetizzi quella dell’intero Occidente, che sta registrando un tramonto…».
Davvero nessuno spazio alla speranza, alla positività?
«Sono ottimista di natura. Forse, visto che ci siamo quasi, quando a Roma toccheremo definitivamente il fondo, l’unica strada sarà una rinascita».
Un suggerimento alla sindaca Virginia Raggi?
«Dichiarare il proprio fallimento. Ammettere di non avercela fatta, chiedendo scusa ai romani. Inutile andare avanti cincischiando. Inutile e dannoso per Roma».