«Musumeci con Armao, Berlusconi si è convinto»
Micciché: uniti da qui fino a Palazzo Chigi
«Ufficiale ancora non è. Potremmo dire ufficiosamente che si va verso il ticket Musumeci-Armao. Per usare una metafora sportiva, siamo negli ultimi cento metri di una lunga maratona sotto un caldo torrido». Dosa le parole Gianfranco Micciché, coordinatore di FI in Sicilia, quando a tarda sera risponde al telefono dalla sua Cefalù. Il tono della voce è disteso perché, aggiunge, «abbiamo davanti persone serie, intelligenti».
L’accordo sul ticket Musumeci-Armao sarà annunciato fra qualche ora, al massimo domani. Il grande tessitore dei berlusconiani nell’isola, che non vuole essere definito tale («Tessitore? Ma se le decisioni finali poi le prendono altri, ovvero Berlusconi») lavora a tamburo battente per limare «gli ultimi dettagli», convinto più che mai che con questa squadra il centrodestra tornerà a palazzo d’Orleans.
Micciché, cosa intende per «ultimissimi dettagli»?
«Nel giro di qualche ora sarà tutto definito. Domani (oggi per chi legge, ndr) farò l’ultimo giro di incontri e poi daremo l’ufficialità. Ci sono esigenze di programma che vanno definite».
Si può spiegare meglio?
«Il programma che Armao ha consegnato al presidente Berlusconi e che quest’ultimo ha molto apprezzato vorremmo fosse il punto di partenza».
Il modello di governo per la Sicilia di Musumeci è troppo spostato a destra per voi di Forza Italia?
«Non c’è un programma di destra, o di sinistra. Oggi definire critica la situazione della Sicilia sarebbe un eufemismo. La stagione del centrosinistra a guida Crocetta è stata più che fallimentare. Ecco perché dobbiamo studiare e concertare il programma migliore assieme a tutte le forze politiche della coalizione».
Sembrava che Berlusconi fosse orientato sull’avvocato Armao. Come ha fatto a convincere l’ex Cavaliere?
«Guardi, il presidente si è convinto da solo».
Dica la verità.
«Le giuro che non l’ho dovuto convincere. Berlusconi è troppo intelligente e capace, non ha certo bisogno di suggeritori. Pur avendo in mente il professore Armao, persona di altissimo livello che ha subito apprezzato, ragiona sempre da leader e da statista. Ha preferito non dividere la coalizione anche perché se vincessimo in Sicilia avremmo la strada spianata per Palazzo Chigi. E poi le vorrei aggiungere un elemento».
Prego.
«La scelta di Armao non era una scelta accordata a uno dei suoi e di conseguenza una proposta che avrebbe potuto infastidire gli alleati Meloni e Salvini. Era una scelta figlia delle straordinarie capacità di Armao. Una persona competente, intelligente, capace di mettere sul tavolo un programma competitivo per le sorti della nostra terra».
Ma Berlusconi è sempre apparso ondivago sul nome di Musumeci. Non le risulta?
«Non ha mai avuto dubbi sulle qualità di Musumeci. Più semplicemente aveva conosciuto Armao e gli era piaciuto. In una coalizione può succede che si discute, non trova?».
Adesso però il problema si chiama Armao: l’avvocato palermitano ufficialmente dice no al ticket.
«Guardi, conosco Gaetano, vuole che si faccia chiarezza sul programma. Non credo ci siano problemi. Anche Berlusconi desidera mettere mano al programma».
È dunque scampato il pericolo della divisioni come alle Regionali del 2012?
«Dividersi sarebbe stata una follia che la nostra gente ci avrebbe fatto pagare duramente. Chi è stato responsabile della rottura di 5 anni fa, me per primo, ha speso tutte le energie per tenere insieme il centrodestra. C’è una grande voglia di tornare a vincere».
Lei ha cercato di allargare il centrodestra ad Angelino Alfano. Quest’ultimo però ha scelto il Pd. Le dispiace?
«Mah, non ho ancora chiaro cosa abbia scelto».
Si va verso un ticket Berlusconi ha preferito non dividere la coalizione Conosco Armao, non credo ci saranno problemi