Corriere della Sera

UNGHERIA E RUSSIA, PUTIN È UN AMICO TROPPO INGOMBRANT­E

- Di Fabrizio Dragosei

Due visite in sette mesi in un paese di quell’Unione Europea che continua a mantenere le sanzioni contro la Russia sono un fatto decisament­e eccezional­e. Ma è chiaro che per Vladimir Putin l’Ungheria di Viktor Orbán è il migliore amico possibile nel continente, dopo le sconfitte dei nazionalis­ti estremisti in Francia e Olanda e in vista della riconferma di Angela Merkel. Un governo che adotta quasi le stesse leggi russe sul controllo delle organizzaz­ioni che si occupano di libertà civili e che sembra voler attuare una specie di democrazia «limitata» (assai simile alla democrazia «guidata» di Putin) va certamente aiutato. Così, al di là della scusa dei campionati del mondo di judo, la visita serve a riaffermar­e il sostegno, soprattutt­o in campo economico. Mosca concederà prestiti per finanziare due nuovi reattori (con la preoccupan­te vecchia tecnologia erede dell’Urss) e continuerà a fornire gas e petrolio a buon prezzo. Budapest dipende quasi totalmente dall’ex Paese fratello in questo campo. E Orbán? Dopo l’elezione di Trump pensava di aver fatto tombola. Aveva salutato l’elezione come la «fine del multilater­alismo» e il ritorno dei valori nazionali in Europa. Dava per quasi defunta l’Ue e oramai contava di giocare su due tavoli con i suoi grandi amici che stavano per iniziare una luna di miele tra loro. Ma le cose sono andate diversamen­te: gli Stati Uniti hanno imposto nuove, durissime sanzioni contro Mosca e quelle europee («Inutili e dannose per l’Unione», dice Orbán) sono lì per rimanere, almeno fino a quando la Russia non cambierà registro sull’Ucraina. Così il primo ministro ungherese si trova schiacciat­o sulla Russia che potrebbe rivelarsi un amico troppo ingombrant­e. Certo, gas, petrolio ed energia nucleare sono importanti. Ma l’Ungheria rischia di rimanere sempre più isolata nella Ue. E lo scontro con l’Olanda sul mancato aiuto a Italia e Grecia per i migranti che ha portato al ritiro dell’ambasciato­re di Budapest all’Aia non è un buon segno.

@Drag6

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