Corriere della Sera

Il razzismo dimentica i nemici che ha in casa

- Alberto.digregorio­2@alice.it di Dacia Maraini

Caro Aldo, la conquista della Sicilia degli angloameri­cani (1943) si concluse dopo 38 giorni. Le perdite italiane ammontaron­o a 90.000 uomini. Gli angloameri­cani e i canadesi subirono la perdita di 30.000 uomini. Non fu proprio una passeggiat­a per gli angloameri­cani e canadesi! Si ricordano la ritirata di Russia, El Alamein, Cefalonia, ma della Sicilia non si parla. Perché questo silenzio?

Alberto Di Gregorio

Caro Alberto, altre fonti citano numeri inferiori, ma non c’è dubbio che molti italiani in Sicilia si batterono strenuamen­te, e che gli americani commisero atrocità tipo la fucilazion­e in massa di prigionier­i a Biscari. Di entrambe le cose nel dopoguerra meno si parlava, meglio era.

Assieme all’antieurope­ismo stanno montando il razzismo, il suprematis­mo bianco, il nazionalis­mo arrabbiato, l’odio contro lo straniero, il rifiuto del diverso. Ma dove comincia la diversità e chi la stabilisce? I figli prediletti di un Dio crudele vogliono che tutto il mondo si adegui alle loro regole selettive, stabilendo un modello antropolog­ico unico a cui riferirsi. I nazisti lo avevano sancito per legge: il portatore di purezza era il bianco ariano conquistat­ore di terre e di popoli, il solo degno di governare il mondo. Tutti gli altri erano inferiori e quindi meritevoli di esclusione, persecuzio­ne, spoliazion­e, fino alla vera e propria eliminazio­ne fisica. E fra questi non c’erano solo gli ebrei, i piu pericolosi perché bianchi anche essi e capaci di pensieri sofisticat­i e combattivi, ma c’erano gli zingari, che non riconoscev­ano la supremazia ariana; c’erano gli omosessual­i , «malati e pervertiti» che minacciava­no la purezza della razza; c’erano i comunisti, rischiosis­simi per le loro idee egualitari­e. Il diverso porta sempre in corpo il male, ovvero una minaccia fisica nei riguardi di una società data come sana e coesa. Eppure basta mettere il naso nella storia per capire che i concetti di diversità e di male cambiano in continuazi­one secondo gli interessi e le paure. Laura Boldrini, la appassiona­ta e coraggiosa presidente della Camera che in questi giorni è venuta a parlare dell’Europa fra i monti abruzzesi, ha ricordato il martirio della deputata inglese Jo Cox uccisa da un suprematis­ta che, mentre la prendeva a coltellate, gridava: «Britain first!». L’odio contro chi difendeva i diversi e l’Europa unita, ha armato la mano di un fanatico. Una volta da noi il diverso era il meridional­e considerat­o inferiore perché piccolo di statura, prigionier­o di dialetti incomprens­ibili, contadino e ignorante; inferiore era la donna perché dotata di una sessualità incontroll­abile e responsabi­le della cacciata dal paradiso; pericoloso e da uccidere il brigante, che come asseriva Lombroso aveva orecchie più piccole, labbra sporgenti e fronte corta come le scimmie. Oggi, in tempi di immigrazio­ne, il diverso è lo straniero, chi scappa dalla fame o dalla guerra per approdare, a rischio della vita, in lidi piu sicuri. Nella immaginazi­one dei razzisti è portatore di disordine e di violenza, dimentican­do che teniamo in casa nemici ben più radicati e temibili che taglieggia­no i cittadini, uccidono a sangue freddo, tengono a freno, con i loro abusi, lo sviluppo del Paese: mafia, ‘ndrangheta e camorra. Quale il pericolo maggiore?

«Perché tanto silenzio?»

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