Moneta unica mai così da gennaio 2015. Attesa per le mosse Bce del 7 settembre Ma la ripresa in corso non dovrebbe risentirne
centrali durante il vertice di Jackson Hole che si è concluso venerdì scorso. «Né il presidente della Fed Janet Yellen, né il presidente della Bce Mario Draghi hanno fatto alcun accenno alla politica monetaria dei prossimi mesi. I mercati hanno interpretato questi silenzi, in particolare i mancati riferimenti alla parità dollaro/euro da parte di Draghi, come una sorta di attendismo da parte dei banchieri centrali e si sono buttati ad acquistare euro, viste le sorprese positive giunte dall’economia europea in questi ultimi mesi e le diminuite probabilità di un aumento dei tassi di interesse Usa a dicembre», spiega Asmara Jamaleh, economista dei mercati valutari della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. La maggiore competitività del dollaro non dovrebbe tuttavia avere un effetto diretto sulla tenuta delle ripresa economica in Europa, che appare guidata dal buon andamento dei consumi interni, come dimostrano i dati positivi sulla fiducia di consumatori e imprese comunicati ieri dall’Istat. Ma la volatilità del cambio potrebbe rimanere molto elevata. «Abbiamo fondate ragioni per ritenere che la moneta unica continuerà a segnare nuovi record di qui ai prossimi giorni, ovvero fino al 7 settembre, quando si terrà la prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce», afferma Yann Quelenn, analista di Swissquote, società elvetica attiva nell’online banking. Eppure anche se nei prossimi giorni il cambio dollaro euro dovesse sfondare la barriera di 1,20, secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo il cambio dovrebbe riportarsi verso 1,15-1,17 prima di fine anno, soprattutto se la Fed potrà permettersi di alzare ancora una volta i tassi entro dicembre.