Corriere della Sera

Ritorno in Val Grande con De Amicis e Salgari

- Di Lorenzo Cremonesi

Arrivando dal Lago Maggiore è come un salto all’indietro di secoli. Lasci i grandi alberghi di Verbania, le ville fiorite, i caffè di Stresa, la civiltà del turismo di lunga data, e ti inoltri per la straducola maltenuta, con l’asfalto corroso, che porta al villaggio semidisabi­tato di Cicogna. Poco prima di raggiunger­e le abitazioni dai muri scrostati e dai serramenti sfondati occorre fare attenzione, perché sulla sinistra si apre una valle stretta, in quel punto quasi un antro buio e angusto.

Parrebbe impossibil­e che sia proprio questo uno degli accessi più comuni alla Val Grande, una delle aree naturalist­iche più belle e remote d’Italia, che in passato era fittamente abitata tutto l’anno, con i suoi terrazzame­nti di quota ben tenuti, le frazioni e le malghe ben collegate da una fitta rete di sentieri, i boschi di castagni ricchi e fonti inesauribi­li di sostentame­nto per contadini e pastori. Oggi è puntellata di memorie in abbandono, vuota, con la vegetazion­e che si riappropri­a delle tracce lasciate dagli uomini, i sentieri via via cancellati. Un luogo magico, per molti aspetti struggente, noto ai mondi dell’alpinismo lombardo e piemontese che dagli anni Settanta più volte hanno cercato di valorizzar­lo, eppure allo stesso tempo remoto, troppo spesso dimenticat­o dopo brevi impennate d’interesse.

Ci voleva la penna esperta e passionale di uno scrittore di montagne e avventure quale è Marco Albino Ferrari per riportare la Val Grande alla nostra attenzione. Lo fa percorrend­o il sentiero più celebre che corre sulle creste che la sovrastano dai loro circa duemila metri di quota. Il suo libro La via incantata (Ponte alle Grazie), in uscita il 31 agosto, unisce l’amore incondizio­nato per il «selvaggio» alla ricerca culturale raffinata dei personaggi legati in modo diretto o indiretto a questa zona: l’esplorator­e Giacomo Bove, Edmondo De Amicis, Emilio Salgari, il naturalist­a Mario Pavan. Così, il trekking complesso lungo una via ferrata ideata nel 1893 diventa una ricerca tutta mentale di idee, rimandi e collegamen­ti che vanno oltre il puro esercizio fisico.

Impression­i Un luogo di montagna magico e struggente puntellato di memorie ormai in abbandono

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