Gol e geopolitica Han, l’altra faccia della Nord Corea
Tre reti all’esordio, ha stregato Perugia
Han Kwang-Song l’italiano lo parla poco, anzi quasi per niente, idem l’inglese, tant’è che si deve portare dietro un interprete pure agli allenamenti, però su una cosa ha le idee chiarissime: «Voglio segnare più gol di Ahn». Dopo i tre all’Entella di sabato scorso, uno più bello dell’altro, specie l’ultimo, volée di piattone a incrociare, al diciottenne nordcoreano che sta incantando Perugia ne mancano due ed è pari: l’altro, questo Ahn, l’acca in mezzo ma soprattutto coreano del Sud, fra il 2000 e il 2002 era arrivato a cinque. Han invece è del Nord, e tanto basta: storie di rivalità di confine, lungo quella frontiera che una volta Clinton ha definito «il posto peggiore del mondo», forse proprio perché più che un muro fra due Paesi è la demarcazione fra due mondi opposti. Sotto, il capitalismo effervescente e occidentalissimo di Seul; sopra, una delle dittature più misteriose del pianeta, quella di Kim Jong-un.
Niente scommesse però: difficilmente troverete un bookie che accetti la giocata: se Ahn rientrava a pieno titolo nella ricchissima categoria delle meteore gaucciane (anche se al Mondiale 2002 segnò il gol che eliminò l’Italia, e proprio per questo Gaucci lo licenziò) Han è invece un talento purissimo, parola di tutti gli allenatori che lo hanno gestito da quando è arrivato a Perugia all’accademia Italian Soccer Management di Paolo Rossi, che con un altro centro di Barcellona porta i calciatori nordcoreani in Europa.
La prima esperienza, in Corea, era stata al Chobyong, club legato all’Armata Popolare, poi nel 2014 l’arrivo in Europa grazie a una intuizione di Alessandro Dominici — l’osservatore che «importò» anche Nakata e appunto Ahn — e alla mediazione diplomatica del senatore forzista Antonio Razzi che in questi giorni non ha mancato di prendersi i meriti: «L’ho scoperto io», sostiene. C’è del vero: fu proprio il politico, per sua stessa ammissione vicino al regime, a mettere in contatto Ism Academy e Federcalcio di laggiù. Pyongyang punta sul calcio («Faremo giocatori più forti di Messi» assicura Kim Jong-un) e infatti la vicenda è stata anche al centro di due interrogazioni parlamentari: il dubbio era legato agli stipendi ricevuti dai
nordcoreani che potrebbero essere destinati a finanziare la dittatura sotto embargo, ma la questione sembra essersi risolta visto che i club della Figc per le normative Covisoc sono tenuti a versare l’ingaggio su un conto dell’atleta. Ad ogni modo il sottosegretario del governo Della Vedova ha spiegato che l’Italia «continuerà a monitorare tutti gli ingaggi». Nel febbraio di quest’anno comunque il ragazzo è finito al Cagliari che gli ha fatto firmare un contratto fino al 2022 e in maglia rossoblù, dopo una prima esperienza con la Primavera al Viareggio dove ha sbalordito tutti con una rete clamorosa in rovesciata, nel giro di una settimana è arrivato prima l’esordio e poi il primo gol in A, il primo di un calciatore nordcoreano (9 aprile, al Torino). A giugno il prestito al Perugia, in serie B.
Di politica Han non parla, abita nel quartiere di Madonna Alta, ama gli spaghetti «ma meglio il riso», quando ha tempo gira l’Umbria, non ha tatuaggi né fidanzate, e di sé dice: «Qui sono felice perché a Perugia sono stato due anni, quindi per me questa è casa, e per questo sono fiero di indossare questa maglia. Le mie caratteristiche principali sono la velocità e il movimento negli spazi. Sono destro ma uso anche il sinistro». Ha un’altra sfida nella sfida: «Spero di segnare più del mio connazionale Choe». Che ha 19 anni e gioca pure lui nel Perugia, ala destra. «E forse ne arriveranno ancora — spiega orgoglioso Massimiliano Santopadre, presidente del club —. La nostra è una squadra multiculturale, così come lo è per tradizione la nostra città». Occhio però: ora Han ha addosso gli occhi di mezza Premier.
Han Qui sono felice perché a Perugia sono stato due anni, quindi per me questa è casa Perciò sono fiero di indossare questa maglia