«Mi ha gettata a terra era un film dell’orrore Salvata dai militari»
Come la giovane polacca, anche lei ha un forte timore: «Non voglio che tu faccia il mio nome, non devi, non puoi… scrivi Gina, Marta, Fabiola».
Rassicurata, Fabiola è comunque agitatissima e vuole marcare una distanza rispetto alla feroce aggressione di venerdì scorso, per non essere coinvolta nel vortice mediatico. «Io non sono stata stuprata, non è la stessa cosa», dice al telefono senza sapere che noi siamo di fronte a lei e vediamo la sua concitazione.
Fabiola cammina avanti e indietro sulla terrazza di questo albergo a due stelle dove la proteggono gli amici. Parla, sospira, si arrabbia. Poi scende sulla via del lungomare: «Sono stata salvata dai carabinieri». L’aggressore dice che eri consenziente. «Nooo, questo assolutamente no, ma per favore…».
E mentre lo dice, qualche chilometro più in là, il giudice per le indagini preliminari di Rimini non ha dubbi: violenza sessuale, ha scritto nel provvedimento di convalida dell’arresto contro il trentaquattrenne marocchino che ha tentato lo stupro nella notte fra mercoledì e giovedì, vicino al delfinario, zona di sabbie buie e isolate. Non solo: a carico dell’aggressore, recidivo e indagato anche per estorsione e lesioni, «l’aggravante di aver abusato di una donna in condizioni di inferiorità psichica (Fabiola, che fa la commessa, è parzialmente invalida, ndr)». Il gip le ha dunque creduto. «Ero con il mio ragazzo in discoteca, vicino al mare, abbiamo ballato e bevuto alcune birre — ha denunciato formalmente subito dopo il fatto —. Siamo stati avvicinati da un giovane di colore che mi ha chiesto di seguirlo fuori del locale. Non l’avevo mai visto prima, mi ha preso per le braccia e mi ha trascinato verso la spiaggia». Il fidanzato, spaventato, ha cercato subito aiuto. «Mentre mi divincolavo, lui mi ha preso il cellulare e mi ha detto testualmente “se lo rivuoi devi s… con me” e si è allontanato verso una zona oscura. Io l’ho raggiunto e quando gli sono stata vicino mi ha buttato sulla sabbia sfilandomi i pantaloncini di jeans e mi ha toccato le parti intime. Si era denudato, era aggressivo, era fuori di testa e mi voleva violentare… Sto ancora tremando».
Quando è arrivata la pattuglia, Fabiola era sotto di lui. «Sentivo venir meno tutte le forze, ho temuto per la mia vita. Mi stava sopra, se non fossero arrivati mi avrebbe violentata». Poi ha chiesto di essere accompagnata al Pronto soccorso, con l’angoscia dentro: «Mi vergogno per quel che mi ha fatto questo ragazzo. Ho vissuto un film del terrore».
Un terrore che in questi giorni di fine estate sembra attraversare, spietato e imprevedibile, le notti di Rimini.