«Incendi e siccità, la caccia va sospesa»
Gli ambientalisti: Galletti segua il parere dell’Ispra. Oggi primi spari. Brambilla: «Dalle Regioni misure insufficienti»
Fra oggi e domani, nella maggior parte delle campagne italiane, torneranno a sparare i fucili dei cacciatori.
Non si tratta del vero e proprio inizio della stagione venatoria, previsto per il terzo weekend di settembre, ma è la cosiddetta «pre-apertura». Non si potrà, però, cacciare in Abruzzo (dove si inizierà il primo ottobre), Liguria, Valle D’Aosta e nelle province autonome di Bolzano e di Trento. In Lombardia, invece, sarà consentito solo nel Bresciano. Ogni Regione si è data regole diverse sia per le giornate, sia per gli orari che per le specie cacciabili. Limitazioni che non soddisfano le associazioni ambientaliste e animaliste che lanciano l’ultimo appello.
«Quest’estate — dice Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista — è stata caratterizzata da temperature elevatissime, crollo delle piogge e incendi triplicati rispetto alla media del decennio precedente, con un aumento della superficie percorsa dal fuoco del 260 per cento. Tutto ciò ha già causato la morte di almeno 40 milioni di animali, riducendo alcune specie allo stremo. Di che cos’altro c’è bisogno perché si sospenda la caccia?». Brambilla ricorda che nei giorni scorsi l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha inviato una nota alle Regioni per segnalare come incendi e siccità rendano necessari provvedimenti cautelativi per «limitare l’attività venatoria per evitare che popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni». «L’Ispra, solitamente di manica larga con il mondo venatorio — conclude —, ha consigliato tra l’altro il no alla caccia d’appostamento, il rinvio di quella alle specie acquatiche e il divieto per due anni in tutte le aree colpite dal fuoco. Per risposta il governo fa il pesce in barile e le Regioni tutt’al più inventano “ritocchi” ai calendari venatori che riducano al minimo lo stress delle doppiette. È la solita vergogna, la conferma che da questa classe politica nulla di buono può derivare e che il cambiamento dobbiamo realizzarlo noi. Per questo abbiamo lanciato la campagna social “#stopcaccia” per chiedere di sospenderla dopo un’estate di siccità e incendi. Poi il 16 settembre, a Milano, scenderemo in piazza».
Anche Wwf, Enpa, Lac, Lav e il partito dei Verdi ribadiscono la necessità di fermare le aperture e minacciano azioni di protesta. Per il presidente della Lega italiana protezione uccelli (Lipu), Fulvio Mamone Capria, «il governo deve intervenire con i poteri sostitutivi per fermare le aperture».
Il timore principale è che «in questo tragico quadro, consentire ben cinque mesi di
L’ente «No agli appostamenti vicino ai laghi, stop alle doppiette nelle zone bruciate»
stagione con 570 mila fucili in giro per le campagne rischia di rappresentare un duro colpo per la fauna selvatica», nota Dante Caserta vice presidente di Wwf Italia. «Trovo singolare — continua l’ambientalista — che il ministro dell’Ambiente non abbia ancora speso una parola di condivisione del duro parere reso dall’Ispra che è sotto il controllo dello stesso dicastero ed emblematica è la situazione del Lazio dove la Regione da un lato dà dati drammatici degli incendi, dall’altro dà il via libera ai cacciatori con solo una ridicola limitazione d’orario. Si deve rinviare la stagione al 1° ottobre».
Un appello condiviso da Rossella Muroni, presidente di Legambiente, che ha inviato una lettera al premier Paolo Gentiloni e ai governatori per chiedere «il posticipo della stagione venatoria». Muroni va oltre. «Serve pure un’azione forte e capillare di contrasto al bracconaggio che vede l’Italia fra i Paesi più danneggiati».