IL GUSTO PER IL NO (INCOMPRENSIBILE) DEI TAR
Il Tar del Lazio non ha una faccia ma, se l’avesse, potrebbe essere quella dell’Idra di Lerna, un mostro orrorifico a nove teste che viveva in una palude e distruggeva qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
Giorni fa, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha negato la legittimità del numero chiuso all’Università di Milano per i corsi di laurea in Filosofia e Lettere, e per tutte le altre facoltà umanistiche. C’è sempre un appiglio legale per strozzare una buona idea.
Il muro L’elenco incredibile delle bocciature dei giudici sfiora il sadismo
Basta andare su Google e cliccare «Tar del Lazio boccia»: l’elenco che appare è sconcertante. Nessuno dubita che i giudici amministrativi agiscano in ossequio alle leggi, ma la sensazione è che il Tar del Lazio (in caso di appelli a leggi dello Stato, quella è la sede per i ricorsi) provi gusto a paralizzare le decisioni prese, all’insegna del No a tutto. Un vero incubo! No al numero chiuso, no ai direttori stranieri scelti da Franceschini, no all’appalto appena vinto...
Sul «Corriere», a proposito del Tar, Gian Arturo Ferrari ha parlato tempo fa di «sadismo burocratico»: si lascia partire una riforma, se ne intravvedono i benefici, poi interviene il Tar del Lazio a bloccare tutto.
Forse il Tar è solo figlio di quel pozzo senza fondo che sono le Regioni. Da quando l’Italia è anche Europa, lei stessa è diventata regione. È ancora il caso di andare avanti con tutte le disfunzioni e gli sprechi creati dalle piccole Regioni italiane?