La potenza di Facebook che preoccupa l’Europa
IL COLLOQUIO MARGRETHE VESTAGER Il commissario alla Concorrenza: «Seguiamo con attenzione il caso Facebook»
«Le autorità antitrust tedesche stanno verificando se Facebook ha abusato della propria posizione dominante. E questo darà forma alle nostre riflessioni future». A rivelarlo è la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Che denuncia anche «lo sforzo lobbistico di Google a Bruxelles».
Margrethe Vestager è probabilmente la sola a trovare «così dolce» la temperatura nel primo giorno d’autunno sul Lago di Como. Dalle vacanze nella sua Danimarca, a diciotto gradi e sotto la pioggia costante, il commissario europeo alla Concorrenza aveva letto con curiosità dei razionamenti d’acqua a Roma. Ma adesso che è rientrata a pieno regime sui suoi casi aperti a Bruxelles, c’è qualcosa che questa figlia di pastori luterani trova ancora più spiazzante: la macchina lobbistica che Google ha messo in funzione nella capitale dell’Unione Europea.
La fa sorridere chi azzarda che la Commissione Ue sia più aggressiva del Dipartimento della giustizia Usa contro gli abusi dei colossi di colosso americano la commissaria non si pronuncia. Ma si percepisce il suo fastidio per le forme di influenza coperte che Google sta cercando di esercitare a Bruxelles. «Non mi disturba quello che conosciamo —dice Vestager —. È l’attività lobbistica nascosta che mi preoccupa: i soldi donati a università che dovrebbero restare indipendenti, la gente che si rende conto di non poter più parlare apertamente. Se i lobbisti lavorano nella trasparenza, almeno lo sai. L’importante è che il mittente di un messaggio sia sempre chiaro».
Naturalmente il gruppo fondato da Sergey Brin e Larry Page non è il solo ad aver attraversato il «Rond Point Schuman», cuore del quartiere europeo, nel senso di marcia sbagliato. Da un anno gli avvocati di Apple incrociano le armi nella Corte di giustizia Ue per i 13 miliardi di tasse arretrate che Vestager ha imposto a Cupertino. Poi c’è il monopolista forse più sfuggente, Facebook. Quando le si chiede di parlarne, Vestager risponde con il tono di una persona che sul più potente dei social network ha riflettuto molto.
«Una delle differenze rispetto agli Stati Uniti è che in Europa non abbiamo un divieto di monopolio», premette lei. In altri termini, la Commissione Ue non può imporre a un’azienda di spezzarsi in varie parti come accadde nel 1911 negli Stati Uniti a Standard Oil, semplicemente perché era troppo grande e dominante.
Ma le antenne della commissaria Ue sul gruppo di Mark Zuckerberg sono all’erta. «Hai diritto di diventare una azienda dominante se piaci ai tuoi clienti — dice —. La questione è che, quando diventi dominante, la concorrenza è più debole. Dunque hai una responsabilità speciale: devi esimerti dall’abusare della tua posizione nel mercato in cui ti trovi o in qualunque altro». Sembrano frasi generiche, invece sono precise: «Siamo molto interessati a quello che stanno facendo le autorità antitrust tedesche — dice la commissaria Ue —. Loro stanno verificando se Facebook ha abusato della propria posizione dominante, per far sì che le persone accettassero meno protezione dei