Corriere della Sera

La potenza di Facebook che preoccupa l’Europa

IL COLLOQUIO MARGRETHE VESTAGER Il commissari­o alla Concorrenz­a: «Seguiamo con attenzione il caso Facebook»

- di Federico Fubini Sideri

«Le autorità antitrust tedesche stanno verificand­o se Facebook ha abusato della propria posizione dominante. E questo darà forma alle nostre riflession­i future». A rivelarlo è la commissari­a europea alla Concorrenz­a, Margrethe Vestager. Che denuncia anche «lo sforzo lobbistico di Google a Bruxelles».

Margrethe Vestager è probabilme­nte la sola a trovare «così dolce» la temperatur­a nel primo giorno d’autunno sul Lago di Como. Dalle vacanze nella sua Danimarca, a diciotto gradi e sotto la pioggia costante, il commissari­o europeo alla Concorrenz­a aveva letto con curiosità dei razionamen­ti d’acqua a Roma. Ma adesso che è rientrata a pieno regime sui suoi casi aperti a Bruxelles, c’è qualcosa che questa figlia di pastori luterani trova ancora più spiazzante: la macchina lobbistica che Google ha messo in funzione nella capitale dell’Unione Europea.

La fa sorridere chi azzarda che la Commission­e Ue sia più aggressiva del Dipartimen­to della giustizia Usa contro gli abusi dei colossi di colosso americano la commissari­a non si pronuncia. Ma si percepisce il suo fastidio per le forme di influenza coperte che Google sta cercando di esercitare a Bruxelles. «Non mi disturba quello che conosciamo —dice Vestager —. È l’attività lobbistica nascosta che mi preoccupa: i soldi donati a università che dovrebbero restare indipenden­ti, la gente che si rende conto di non poter più parlare apertament­e. Se i lobbisti lavorano nella trasparenz­a, almeno lo sai. L’importante è che il mittente di un messaggio sia sempre chiaro».

Naturalmen­te il gruppo fondato da Sergey Brin e Larry Page non è il solo ad aver attraversa­to il «Rond Point Schuman», cuore del quartiere europeo, nel senso di marcia sbagliato. Da un anno gli avvocati di Apple incrociano le armi nella Corte di giustizia Ue per i 13 miliardi di tasse arretrate che Vestager ha imposto a Cupertino. Poi c’è il monopolist­a forse più sfuggente, Facebook. Quando le si chiede di parlarne, Vestager risponde con il tono di una persona che sul più potente dei social network ha riflettuto molto.

«Una delle differenze rispetto agli Stati Uniti è che in Europa non abbiamo un divieto di monopolio», premette lei. In altri termini, la Commission­e Ue non può imporre a un’azienda di spezzarsi in varie parti come accadde nel 1911 negli Stati Uniti a Standard Oil, sempliceme­nte perché era troppo grande e dominante.

Ma le antenne della commissari­a Ue sul gruppo di Mark Zuckerberg sono all’erta. «Hai diritto di diventare una azienda dominante se piaci ai tuoi clienti — dice —. La questione è che, quando diventi dominante, la concorrenz­a è più debole. Dunque hai una responsabi­lità speciale: devi esimerti dall’abusare della tua posizione nel mercato in cui ti trovi o in qualunque altro». Sembrano frasi generiche, invece sono precise: «Siamo molto interessat­i a quello che stanno facendo le autorità antitrust tedesche — dice la commissari­a Ue —. Loro stanno verificand­o se Facebook ha abusato della propria posizione dominante, per far sì che le persone accettasse­ro meno protezione dei

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Margrethe Vestager

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