Corriere della Sera

Fare giustizia, per le donne e per battere la xenofobia

- Di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

La decisione dei due giovani fratelli di consegnars­i ai carabinier­i per confessare gli stupri della ragazza polacca e della trans peruviana avvenuti a Rimini la notte tra il 25 e il 26 agosto, è una buona notizia. Le indagini diranno se i colpevoli sono davvero loro, ricostruir­anno che cosa è accaduto quella terribile notte, individuer­anno eventuali altre responsabi­lità. Ma intanto si intravede la possibilit­à di rispondere alle istanze delle vittime che da giorni invocano giustizia. Le altre aggression­i compiute in questi giorni in varie parti d’Italia hanno fatto riemergere la gravità di un problema troppo spesso sottovalut­ato, che invece è una vera e propria piaga. Perché — lo abbiamo già evidenziat­o — in Italia solo il 7 per cento delle violenze sessuali viene denunciato. E questo dato, se la percentual­e fosse più alta la realtà non sarebbe diversa, dimostra che la maggior parte degli episodi avviene in famiglia o comunque nella cerchia di amici e conoscenti. Le donne hanno paura a dirlo, spesso si vergognano. Oppure temono le conseguenz­e. Dunque preferisco­no tacere e molto spesso continuare a subire. Accade alle italiane, accade in maniera ancora più grave alle straniere, spaventate all’idea di finire loro stesse sotto accusa in un Paese che non è la propria patria. E invece è importante far sentire tutte le donne al sicuro, far sapere loro che se deciderann­o di ribellarsi al proprio aguzzino troveranno ascolto e aiuto. A maggior ragione se si tratta del marito, del fidanzato, dell’amico di famiglia. Nelle ultime ore il governo è tornato ad annunciare interventi con il sottosegre­tario Maria Elena Boschi che ha parlato ancora una volta di «un piano e di 60 milioni già stanziati». In realtà sembra l’ennesima promessa visto che i finanziame­nti sono fermi da tempo e molti centri antiviolen­za sono stati costretti a chiudere mentre altri non riescono a funzionare al meglio proprio perché non hanno soldi e strutture adeguate. Per combattere questo orrore bisogna avere il coraggio di uscire allo scoperto, di denunciare per tornare a essere libere. Ma bisogna anche non aver paura di segnalare che un’alta percentual­e di arrestati è straniera, proviene da Paesi dove la cultura impone alla donna di essere sottomessa al maschio. E anche su questo bisogna intervenir­e con una campagna di informazio­ne che coinvolga i migranti, gli operatori che hanno a che fare con chi arriva nel nostro Paese, i leader delle comunità. È la strada che serve anche a battere il razzismo, la xenofobia, il populismo di chi vorrebbe criminaliz­zare gli stranieri per essere poi giustifica­to quando dice che «bisogna cacciarli tutti».

Il fenomeno In Italia solo il 7 per cento dei casi viene denunciato e gli abusi avvengono per lo più in famiglia o nella cerchia dei conoscenti

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