Corriere della Sera

Nuovo assedio ai rifugiati E si indaga su una donna «Aggression­e inventata»

- Fulvio Fiano

Falso il lancio dei sassi, falso il sequestro, falsi i colpi ricevuti. La donna che ha innescato l’«assedio» ai richiedent­i asilo di via del Frantoio si è inventata tutto. Ma anche ieri sera momenti di tensione nel quartiere Tiburtino III per il sit in di estremisti di destra all’esterno della chiesa di Santa Maria del Soccorso, dove 35 ospiti del centro gestito dalla Croce rossa hanno partecipat­o a una preghiera per la pace promossa dalla comunità di Sant’Egidio. La Digos ha riconosciu­to tra gli altri anche Giuliano Castellino, noto esponente romano di Forza Nuova. I profughi, molte donne e bambini, sono stati riaccompag­nati da due autobus. «Sembra di essere tornati in Libia», ha commentato uno di loro.

Ricevuta l’informativ­a dei carabinier­i che ricostruis­ce i fatti di martedì sera, il pm Alberto Galanti ha iscritto la 36enne Pamela Pistis nel registro degli indagati con l’accusa di lesioni aggravate dall’uso di un’arma. È lei ad aver ferito alla scapola destra, con un tondino di ferro raccolto da terra, Yacob, eritreo di 40 anni. La perizia medica e quella sull’arma daranno l’ultima conferma. L’intera storia, da subito apparsa poco credibile nel racconto della 36enne che contrastav­a con altre testimonia­nze, va dunque riscritta.

Tutto nasce dalle frasi di scherno rivolte verso le 22 dal nipote 12enne della donna e da due suoi coetanei al 40enne con disturbi mentali, intento a raccoglier­e mozziconi da terra. Yacob reagisce simulando il lancio di una pietra. La Pistis, tossicodip­endente, freschi precedenti per furto in un supermerca­to, assiste alla scena da lontano. Con i tre adolescent­i, in un passeggino, c’è anche suo figlio, di pochi mesi. I ragazzi invocano il suo aiuto e non è chiaro quanto la donna fraintenda e quanto prenda l’episodio a pretesto per scagliarsi contro lo straniero. Fatto sta che lo affronta in malo modo. Ne nasce una lite che sfocia nel ferimento dell’uomo. Yacob va verso il centro di accoglienz­a della Croce rossa in via del Frantoio inseguito dalla donna. Varcato il cancello i due vengono accer- Tensione La polizia ha presidiato il centro di accoglienz­a del quartiere Tiburtino III per evitare altre iniziative di gruppi ostili alla presenza dei migranti chiati dagli ospiti della struttura. Il 40enne ne faceva parte fino a luglio, poi è stato allontanat­o.

Nel parapiglia di urla e spintoni la donna viene invitata ad attendere le forze dell’ordine, ma poi viene lasciata libera di uscire (il presunto rapimento che racconterà poi). Intanto si è aggiunto il suo compagno che la colpisce con uno schiaffo, forse per portarla via dal caos. Altri segni di ferite o contusioni recenti non vengono rilevati su di lei. Ma il fuoco è ormai appiccato e solo a notte fonda torna la calma.

Ieri lo strascico: «È sbagliato dire che il quartiere non ci vuole. Ci sono persone che vengono da fuori per aizzarle», dice Giorgio de Acutis, della Cri romana. «Ci aspettiamo che il Comune intervenga», aggiunge la vicepresid­ente, Debora Diodati.

 ??  ?? Il luogo simbolo In primo piano l’accampamen­to dei rifugiati: l’Altare della Patria si staglia sullo sfondo (foto Proto)
Il luogo simbolo In primo piano l’accampamen­to dei rifugiati: l’Altare della Patria si staglia sullo sfondo (foto Proto)
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