Corriere della Sera

La Cgia di Mestre: ogni italiano paga 8 mila euro di tasse all’anno

- di Massimilia­no Del Barba

C’è quella sulla casa e c’è quella sull’auto. C’è quella sugli alcolici e quella scolastica. C’è anche quella sui sacchetti di plastica e quella sulle emissioni sonore. E poi, certo, l’Irpef, l’Iva, l’Irap e l’Ires. Ogni italiano paga in media ottomila euro di tasse l’anno. Che diventano 12 mila se si includono anche i contributi previdenzi­ali. Addizional­i, accise, imposte, sovraimpos­te e ritenute: l’ufficio studi della Cgia di Mestre le ha messe tutte e cento in fila, descrivend­o così un sistema tributario che, pur estremamen­te frammentat­o, nel 2015 (ultimo dato disponibil­e) ha generato un gettito di 493,5 miliardi di euro.

Frammentat­o ma al contempo concentrat­o, visto che l’85,3% di quest’ultimo si condensa in appena dieci voci. E, di queste, sono Irpef e Iva a fare la parte del leone: 166,3 miliardi (il 33,7%) per l’Imposta sul reddito delle persone fisiche e 101,2 miliardi (il 20,5%) per l’Imposta sul valore aggiunto. Sulle aziende, invece, i tributi che pesano di più sono l’Ires, cioè l’Imposta sul reddito delle società (31,9 miliardi di euro), e l’Irap, l’Imposta regionale sulle attività produttive (28,1 miliardi). L’associazio­ne degli artigiani di Mestre sottolinea inoltre come negli ultimi vent’anni le entrate tributarie nelle casse dell’Erario siano aumentate dell’80%, rispetto a una crescita dell’inflazione del 43%. Col risultato che la pressione tributaria ha raggiunto il 29,6% — superiore di ben sei punti rispetto a quella tedesca (23,6%) — affermando­si così come la quinta più elevata dell’area euro dopo Danimarca, Svezia, Finlandia e Belgio. Per il segretario della Cgia Renato Mason «lo sforzo del governo per ridurre la pressione tributaria è apprezzabi­le, ma dovrà procedere di pari passo con il migliorame­nto della qualità dei servizi erogati».

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