Battaglia da vincere nell’interesse di tutti
Èun problema tecnico, anzi tecnologico. Etico, ovviamente. Economico e politico, perché tra poco più di due settimane ai Mondiali di Bergen ci sono le elezioni per la presidenza dell’Uci. Quello delle biciclette truccate è un fronte variegato, lungo il quale si combattono diverse battaglie. O almeno si dovrebbero combattere. È la versione hi tech dell’eterna lotta tra guardie e ladri che caratterizza il ciclismo da quando è nato. Ma se le guardie dormono o fanno finta di dormire, chi tutela il grande pubblico, gli organizzatori e la stragrande maggioranza di ciclisti onesti? I tifosi non hanno voce, i corridori hanno un sindacato che sul tema si è espresso chiaramente ma senza troppa presa su eventuali furbetti, mentre gli organizzatori delle corse sono quelli che devono alzare la voce adesso. Tutti assieme. E pretendere da questa Uci, o da quella nuova che potrebbe nascere in Norvegia, misure serie e definitive per frenare il problema e cancellare il sospetto. «Una sola cosa è fondamentale per noi — dice Paolo Bellino, direttore generale di Rcs Sport che organizza il Giro d’Italia —: la certezza del risultato. E per averla ci vogliono regole certe e massima condanna. Lo sport va tutelato, perché l’incertezza crea caos nel sistema. Lottiamo assieme contro il doping tecnologico: è perfino peggio di quello farmacologico, che tanti danni ci ha fatto». Prima di «rimpiangere» il primo, meglio risolvere alla radice il secondo. Si può fare.