Corriere della Sera

«Io poliziotta e quei ragazzi feroci»

Rimini Arrestato il capo della banda

- di Andrea Pasqualett­o e Fiorenza Sarzanini

«Mi colpisce la loro ferocia», dice Francesca Capaldo, che ha arrestato gli stupratori di Rimini.

ROMA La sua mano tira la maglietta di Guerlin Butungu, il congolese ritenuto il capo degli stupratori, e lo trascina in Questura poco dopo l’arresto. La foto che ha fatto il giro di tv e siti internet fissa il momento liberatori­o dopo una settimana di massima tensione. Perché Francesca Capaldo, capo della sezione dello Sco (il Servizio centrale operativo) che si occupa della violenza di genere, è la poliziotta che da lunedì 28 agosto si è trasferita a Rimini e ha lavorato giorno e notte per catturare il «branco».

Avete mai pensato di non farcela?

«Mai, nemmeno per un minuto. È stato un lavoro di squadra formidabil­e e in una settimana siamo riusciti a braccarli tutti».

Lei ha lavorato in tandem con la collega della Mobile Roberta Rizzo. Quanto ha contato la vostra presenza per far sentire le vittime al sicuro?

«Certamente questo ha aiutato, soprattutt­o nella volontà di collaboraz­ione della transessua­le peruviana che ci ha fornito elementi precisi e ci ha messo sulla pista giusta. Ha capito che poteva fidarsi e ha parlato con noi senza imbarazzi. Grazie alle sue parole siamo riuscite a ricostruir­e ogni dettaglio, è stato come vedere con i suoi occhi che cosa era accaduto quella notte. Ed è stato davvero impression­ante».

L’identikit sembra quasi una fotografia?

«La collega della polizia Scientific­a ha colto perfettame­nte ogni dettaglio delle testimonia­nze e il risultato è davvero impression­ante. Non a caso ho parlato di lavoro di squadra e certamente non mi riferisco soltanto alle donne».

C’è qualcosa che l’ha particolar­mente colpita in questa vicenda?

«Mi occupo da tempo di questo tipo di reati, seguo numerose indagini su episodi di violenza. Ma sono rimasta impression­ata dalla ferocia di questi ragazzi. Sono molto giovani, eppure hanno tirato fuori una carica d’odio enorme».

Che cosa li ha scatenati?

«Forse il fatto di muoversi in branco. Quando li abbiamo interrogat­i si sono mostrati mansueti. E invece il racconto delle due donne, le lesioni che hanno inferto loro, dimostrano che sono riusciti a tirare fuori una forza brutale. Erano accaniti in maniera bestiale, non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere tra estranei. Può accadere nelle violenze in famiglia, quando c’è un rancore pregresso. Così è assurdo, non dimentiche­rò facilmente il terrore che ho letto sul volto della ragazza polacca».

I cittadini vi hanno aiutato?

«Abbiamo ricevuto moltissimi messaggi di solidariet­à da tutta Italia, le donne di Rimini ci hanno spronato ad andare avanti. Anche oggi, quando siamo arrivati in Questura, ci hanno gridato parole di incitament­o».

Butungu nega lo stupro.

«Noi stiamo lavorando affinché queste due vittime possano avere giustizia. Andiamo avanti fino a che tutti i tasselli del quadro non andranno a posto. E posso dire che molti sono già a posto».

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L’agente di polizia Francesca Capaldo arresta Guerlin Butungu, il capo della banda di Rimini
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(foto Ansa) Con l’accusato Francesca Capaldo assieme al ragazzo congolese arrestato ieri

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