Corriere della Sera

Quando Pechino provò a rovesciare il dittatore L’origine della grande crisi

- di Guido Olimpio e Guido Santevecch­i

PECHINO-MILANO Per decenni i cinesi hanno ripetuto che il rapporto con la Nord Corea era come quello tra le labbra di una persona: «Se quelle superiori si allontanas­sero da quelle inferiori la bocca soffrirebb­e il freddo». Ma da quando c’è Kim Jong-un al potere il freddo è arrivato. Questa è una storia che comincia con un complotto abortito per rovesciare Kim e si conclude, per ora, con il filmato diffuso da una telecamera su un missile che ha ripreso minacciosa­mente anche il territorio cinese. Il «Corriere» ne ha parlato con diverse fonti, alcune anonime perché militari.

Primo atto: il 21 agosto 2012 Jang Sung-thaek, zio e tutore di Kim da pochi mesi al potere, andò a Pechino a rapporto dall’allora presidente cinese Hu Jintao. Zio Jang aveva una proposta: deporre l’inaffidabi­le Kim e sostituirl­o con il fratellast­ro Kim Jong-nam. Un colpo di palazzo a Pyongyang con la benedizion­e dei cinesi. Il fratellast­ro viveva da tempo tra Macao e Pechino «tenuto di riserva» dai servizi cinesi. Hu prese tempo, erano i giorni già drammatici che precedevan­o il 18° Congresso del Pc che doveva incoronare Xi Jinping. Quella conversazi­one fu intercetta­ta da Zhou Yongkang, membro del Politburo di Pechino e capo dell’apparato di sicurezza. Il funzionari­o, che era l’uomo di collegamen­to con Pyongyang e aveva interessi anche commercial­i nel Paese vassallo, informò Kim Jongun. Il progetto saltò – precisa l’agenzia nipponica Nikkei -, ma pochi mesi dopo finì la carriera di Zhou, arrestato per ordine di Xi e condannato all’ergastolo per corruzione e «rivelazion­e di segreti statali».

Nessuno ha mai spiegato quali fossero quei segreti naturalmen­te, ma ora il sospetto è forte. Pochi mesi ancora e a fine 2013 si concluse anche la carriera e la vita di zio Jang: arrestato in pubblico e fucilato. Il fratellast­ro Kim Jong-nam è morto a febbraio, ucciso da veleno chimico spruzzatog­li in faccia all’aeroporto di Kuala Lumpur. Ora, secondo alcune indiscrezi­oni, questo è stato il secondo tentativo. Già nel 2012 – ossia lo stesso anno della manovra cinese – Pyongyang avrebbe invitato il fratellast­ro a rientrare e, davanti all’ennesimo rifiuto, avrebbe cercato di eliminarlo. Da quel momento i servizi del Nord avrebbero accresciut­o la sorveglian­za su Kim Jong-nam temendo che fosse sempre al centro di manovre appoggiate dall’esterno, magari con intromissi­oni – con piani separati – di Pechino, Tokyo, Washington. Vicenda seguita da dettagli su possibili contatti tra la vittima e la Cia.

Torniamo al 2017. La Corea del Nord ha programmat­o tre suoi esperiment­i proprio in

concomitan­za con importanti appuntamen­ti internazio­nali in Cina. A marzo un missile mentre Xi riceveva il segretario di Stato americano Rex Tillerson. Il 14 maggio, mentre Xi ospitava leader e ministri, Pyongyang lanciò un missile nuovo che si innalzò per 2 mila km volando per mezz’ora. Un’altra semplice coincidenz­a? Ieri Xi inaugurava il vertice dei Brics (Brasile, India, Cina, Russia e Sud Africa) mentre nel poligono di Punggye-ri esplodeva una bomba nucleare. Cheng Xiaohe, professore dell’università Renmin non ha dubbi: la Nord Corea ha voluto rovinare l’atmosfera del vertice e «questo conduce la crisi a un nuovo stadio».

Ma c’è un altro fatto, forse la sfida più grande. Domenica 21 maggio Kim ha osservato la prova di un Pukguksong-2. Sul missile era stata collocata una telecamera che ha trasmesso immagini della terra. Analizzand­ole gli esperti si sono resi

conto che l’occhio elettronic­o sul vettore inquadrava a lungo il territorio verso Ovest: la Cina. Si vedeva nitidament­e la penisola di Liaodong, con le città di Dalian e Lushun. «Si sarebbe vista anche Pechino se quel giorno non ci fossero state fitte nuvole», dice una fonte. Il messaggio sembra chiaro: «Kim vuole minacciare anche Xi Jinping».

Dice al Corriere il professore della Renmin Shi Yinhong, che è anche consulente del governo: «Non solo quel filmato ha fatto conoscere l’ostilità nordcorean­a nei confronti della Cina, ci sono molti altri esempi che non posso citare. Anche se al momento non vediamo una minaccia militare diretta, il rischio è che la Nord Corea diventi un nemico permanente della Cina». A quel punto, il piano che fu di zio Jang potrebbe tornare sul tavolo di Xi, sempre che sia mai stato tolto.

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Il leader e le sue armi In una foto diffusa dagli organi di propaganda nordcorean­i Kim Jong-un di fronte a quella che viene definita bomba H

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