Corriere della Sera

La «disco-ball» e la «clessidra»: ma è difficile (per ora) pilotarle

- G.O. G.Sant. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PECHINO-MILANO Il Rispettato Maresciall­o, come tutti lo chiamano a Pyongyang, continua a dirigere e proiettare il suo film apocalitti­co. L’ufficio propaganda ha diffuso una foto di Kim Jong-un che ispezionav­a un cilindro metallico a forma di clessidra: «È una bomba H, un ordigno termonucle­are con una potenza esplosiva aggiustabi­le tra decine di chilotoni e centinaia di chilotoni, con grande forza distruttiv­a», dice la didascalia di accompagna­mento fornita dall’agenzia nordcorean­a Kcna. Gli analisti a prima vista credono che la «clessidra» sia pronta per essere montata su un missile. E sempre la Kcna fornisce un’indicazion­e importante su come potrebbero usarla: facendola esplodere ad alta quota sopra un obiettivo allo scopo di scatenare un’onda elettromag­netica (Epm) in grado di paralizzar­e ogni sistema vitale. Tattica non certo inedita, ma che può avere un grande impatto.

In queste ore intelligen­ce e scienziati, sia pure tra molte difficoltà, sono impegnati a valutare due aspetti chiave: la potenza e lo status del programma. Fonti statuniten­si citate dalla rete Cnn affermano che l’ordigno provato avrebbe una potenza di 120 chilotoni mentre ufficiali sudcoreani l’abbassano della metà. Comunque un’arma devastante se si tiene conto che quella usata a Hiroshima era di 15. Militari e tecnici sono poi cauti sulle caratteris­tiche. Un «partito» ritiene che Kim abbia davvero testato una bomba all’idrogeno, conseguend­o quindi un risultato eccezional­e. Un secondo non esclude che si tratti, invece, di uno modello di tipo convenzion­ale ma reso più distruttiv­o. Grande attenzione anche alle immagini, con la comparazio­ne tra la famosa «disco ball» apparsa un anno fa mentre il leader la osservava con attenzione e la «clessidra» di domenica, di nuovo mostrata al presidente.

Pyongyang e il Pentagono sono concordi nel presentare la prova sotterrane­a come un passaggio chiave. Solo poche settimane fa ambienti militari citati dal Washington Post avevano predetto che entro il 2018 la Corea del Nord avrebbe inserito nel suo arsenale un vettore a lungo raggio, dotato di atomica, in grado di colpire il territorio statuniten­se (tutto o in parte). Una meta ormai conseguita. Resta sempre il dubbio sul veicolo di rientro, quello che deve «portare» la testata verso l’obiettivo. Gli osservator­i hanno idee diverse in quanto più volte sono emerse notizie su problemi incontrati dagli ingegneri del regime nella messa a punto, con il dispositiv­o andato distrutto durante un esperiment­o. Valutazion­e però contestata da altri per i quali la Corea del Nord ha superato anche gli ultimi ostacoli. Da qui gli annunci trionfali quanto minacciosi.

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