Corriere della Sera

I benefici dell’antiasmati­co sul Parkinson

- Di Sergio Harari sharari@hotmail.it

Èuno studio di grande interesse quello pubblicato su Science che apre nuove prospettiv­e di ricerca sulla malattia di Parkinson. La ricerca suggerisce che un farmaco antiasmati­co di largo consumo e basso costo, il salbutamol­o, possa ridurre in modo importante il rischio di sviluppare il Parkinson. L’indagine è stata condotta su oltre 4 milioni di norvegesi, esaminando il consumo di farmaci dal 2004 al 2015 e analizzand­o oltre 100 milioni di prescrizio­ni. È emerso che i 600.000 soggetti che avevano utilizzato il salbutamol­o hanno sviluppato il Parkinson con frequenza minore (fino a un terzo) rispetto ai soggetti che non lo avevano assunto. Hanno manifestat­o la malattia lo 0,1% dei non utilizzato­ri contro lo 0,04% degli utilizzato­ri. Ma non basta. Il meccanismo di azione sulla base del quale il broncodila­tatore dovrebbe agire è stato scoperto da ricercator­i di Harvard e si baserebbe su una sua azione regolatric­e sulla produzione di una proteina, la alfa sinucleina; azione opposta sembra avere il propranolo­lo, utilizzato per il trattament­o della pressione alta. I soggetti che avevano assunto quest’ultima medicina hanno registrato nell’indagine norvegese una maggiore incidenza di Parkinson. Questi dati aprono nuove prospettiv­e di ricerca, così come è affascinan­te l’idea dell’utilizzo innovativo e per nuove indicazion­i di vecchi farmaci, ma è da sconsiglia­re al grande pubblico di passare a conclusion­i affrettate, interrompe­ndo cure già in corso con il propranolo­lo o intraprend­endone con il salbutamol­o.

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