I benefici dell’antiasmatico sul Parkinson
Èuno studio di grande interesse quello pubblicato su Science che apre nuove prospettive di ricerca sulla malattia di Parkinson. La ricerca suggerisce che un farmaco antiasmatico di largo consumo e basso costo, il salbutamolo, possa ridurre in modo importante il rischio di sviluppare il Parkinson. L’indagine è stata condotta su oltre 4 milioni di norvegesi, esaminando il consumo di farmaci dal 2004 al 2015 e analizzando oltre 100 milioni di prescrizioni. È emerso che i 600.000 soggetti che avevano utilizzato il salbutamolo hanno sviluppato il Parkinson con frequenza minore (fino a un terzo) rispetto ai soggetti che non lo avevano assunto. Hanno manifestato la malattia lo 0,1% dei non utilizzatori contro lo 0,04% degli utilizzatori. Ma non basta. Il meccanismo di azione sulla base del quale il broncodilatatore dovrebbe agire è stato scoperto da ricercatori di Harvard e si baserebbe su una sua azione regolatrice sulla produzione di una proteina, la alfa sinucleina; azione opposta sembra avere il propranololo, utilizzato per il trattamento della pressione alta. I soggetti che avevano assunto quest’ultima medicina hanno registrato nell’indagine norvegese una maggiore incidenza di Parkinson. Questi dati aprono nuove prospettive di ricerca, così come è affascinante l’idea dell’utilizzo innovativo e per nuove indicazioni di vecchi farmaci, ma è da sconsigliare al grande pubblico di passare a conclusioni affrettate, interrompendo cure già in corso con il propranololo o intraprendendone con il salbutamolo.