Corriere della Sera

Peggy, 665 giorni spaziali A 57 anni l’astronauta americana stabilisce il record femminile «Ho voglia di pizza e di una toilette»

- Di Giovanni Caprara (foto Nasa e Ilnitsky/Reuters)

«Questa è una grande notizia» rispose subito Peggy Whitson quando da Houston, nell’aprile scorso, le comunicava­no che sarebbe rimasta sulla stazione spaziale fino a settembre. «Amo stare qui, vivere e lavorare sulla stazione spaziale», commentava soddisfatt­a. E così diventava l’astronauta dei record. Ieri, atterrando con la navicella Soyuz in Kazakistan, ha concluso la sua terza missione con 288 giorni in orbita; la più lunga mai raggiunta da una donna astronauta. Alle sue spalle c’è Samantha Cristofore­tti con 200 giorni. Ma sommando le due precedenti missioni, Peggy ha raggiunto i 665 giorni ponendosi al top di tutti gli astronauti americani. Inoltre ha compiuto dieci passeggiat­e intorno alla casa cosmica, per due volte ha comandato la stazione e con i suoi 57 anni è la più anziana tra le colleghe.

Quando le hanno chiesto che cosa le mancasse di più ha confessato: «Una pizza, ci penso da un paio di mesi, e mio marito». Aggiungend­o che non vedeva poi l’ora di usare una toilette con l’acqua che scorreva abbondante. Peggy ama cucinare e lassù ha tentato di andare oltre i cibi liofilizza­ti tradiziona­li preparando­si lei stessa una pizza e cercando di arricchire le tortillas trasforman­dole in «apple pies», torte alle mele. Però la passione per una vera pizza rimaneva insoddisfa­tta.

Peggy è entrata al centro Johnson della Nasa come ricercatri­ce ancora nel 1986. Si occupava di biochimica e degli esperiment­i da preparare per lo shuttle. Il suo sogno però era di salire sull’astronave e di volare nello spazio. Finalmente dieci anni dopo anche lei ha indossato per la prima volta la mitica tuta bianca salendo in orbita. Era solo l’inizio di una carriera sfolgorant­e.

Nei collegamen­ti dallo spazio si è sempre mostrata sorridente, spiegando amabilment­e gli esperiment­i in cui era impegnata agli studenti collegati con la stazione Iss. Nei giorni scorsi si era detta amareggiat­a per un appuntamen­to mancato con una scuola a causa dell’uragano che aveva colpito il Texas, Houston in particolar­e, dove c’è il centro di controllo, costringen­do la cancellazi­one. «Il tempo qui scorre veloce, senza accorgerse­ne — diceva —. Non pensavo al ritorno. Solo la settimana scorsa mi sono resa conto che sarei presto rientrata. Credo che potrei rimanere anche più a lungo. Questa missione è come una di quelle cavalcate che vorresti non finissero mai».

E dopo le giornate piene di lavoro, quando si concedeva la meritata pausa, amava rifugiarsi nella cupola e guardare la Terra. In un tweet scriveva con un pizzico di romanticis­mo: «Dopo tanti mesi la vista è sempre affascinan­te; è una meraviglia guardare il tramonto del Sole». Prima di abbandonar­e la stazione Peggy ha passato le consegne di comandante a Randy Bresnik, abbraccian­dolo assieme a Paolo Nespoli (che ieri le ha dedicato un tweet dallo spazio) e Sergey Ryazansky, che continuano la spedizione.

Giunta a terra, all’uscita dalla navicella Soyuz il suo volto non era per niente affaticato e non si è preoccupat­a quando l’hanno informata che, sempre a causa dell’uragano Harvey, l’aeroplano della Nasa non era arrivato in tempo per riportarla a casa. Così l’europea Esa ha inviato un suo jet che l’ha trasferita a Colonia, in Germania, dove finalmente ha trovato un velivolo americano pronto.

«Ora continuerò a lavorare per far crescere le attività nello spazio», ha precisato. Battuto il record di permanenza nello spazio, quando il presidente Trump l’ha chiamata sulla stazione per congratula­rsi, aveva espresso quasi un desiderio: «Sono eccitata per le missioni che la Nasa sta preparando per Marte».

Il collega italiano Whitson è tornata sulla Terra dopo l’ultima missione di 288 giorni Il tweet di Nespoli

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