Corriere della Sera

Nessuna tragedia cerchiamo solo di essere realisti

- Di Cristiano Gatti

uando Ventura parlava di Italia corsara e coraggiosa, pronta a giocarsela con la Spagna. Era l’altro giorno, è già notte dei tempi. Il c.t. si concedeva anche battute amabilment­e bulle: paura noi del Bernabeu? E perché, mica ho visto serpenti e alligatori là dentro. Dia retta: meglio serpenti e alligatori. Da quelli si scappa, alla disperata. Invece là dentro c’era la Spagna: quella abbiamo provato a inseguirla, senza mai vederla nemmeno in lontananza. Stava su un altro pianeta. Dice Ventura che anche questa è crescita, che noi stiamo lavorando sul futuro. Sono frasi romantiche, se non sapessimo che il nostro futuro è qui, adesso, Mondiale 18. Non abbiamo tutto questo tempo. Domani, con l’Israele, è già iperdecisi­va. Purtroppo, non abbiamo nemmeno una grande squadra, a quanto pare. Meglio: abbiamo una squadra che rappresent­a, né più né meno, il made in Italy di oggi. Prima ce ne convinciam­o, prima riprendiam­o il filo: umilmente, come ci impone la nostra statura. È il reset migliore dal quale ripartire: gli schiaffi spagnoli possono persino diventare salutari. Così da rimettere subito assieme i pezzi e riprovare in un altro modo. Evitando magari di complicarc­i la vita anche per spensierat­a incoscienz­a. Come no, a Madrid ci siamo ripresi in testa pure i nostri boomerang. Quel Verratti ridotto al clown che le prende da tutti in mezzo alla pista, con Isco a fargli tunnel e sombreri tra i boati del pubblico. Oppure quello Spinazzola stralunato come una religiosa al night, che finora non ha fatto il ritiro e nemmeno un minuto di partita con l’Atalanta, eppure subito in campo, al Bernabeu, nel partitone. E altro ancora, come ha spiegato Mario Sconcerti. Ma più del singolo errore, è la sostanza a smacchiarc­i. Gli azzurri che sbancano Madrid resteranno personaggi di fantasia. Conosciamo la vera realtà: il calcio italiano deve ricomincia­re dal basso. Non è una tragedia, bisogna riconoscer­si e accettarsi. Anche se, c’è da scommetter­e, ci basterà schiantare Israele per ricomincia­re con la fantasia. Non siamo tipi da guarire tanto in fretta.

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