Hamilton sorride sui fischi di Monza «Li capisco, ma che gioia vincere qui»
L’inglese, al sesto centro sul circuito italiano, si prende il primo posto nel Mondiale
Lewis Hamilton è un uomo di parola: aveva promesso che avrebbe tolto il sorriso dalla faccia di Sebastian Vettel e lo ha fatto. L’arrivo delle due Mercedes in parata in stile Le Mans è la conclusione di un fine settimana di dominio totale. Una scena dolorosa per i 93 mila presenti in autodromo, ma lo è ancor di più per il tifoso numero uno: il presidente Sergio Marchionne nei box insieme al premier Paolo Gentiloni e a John Elkann. Vorrebbe reagire subito, restituire la doppia sberla incassata in casa per «spegnere il sorriso di questi qua».
Toto Wolff, Niki Lauda e il big boss della Daimler Dieter Zetsche si scatenano in garage. Lewis ha preso in mano le redini del campionato (è a più 3 su Seb), lo scudiero Valtteri Bottas ha svolto il compito assegnatogli: proteggere il campione dal ritorno dei rossi. Non ha sudato, i 36 secondi di scarto dalla vetta di Vettel e il minuto abbondante di Raikkonen sono la fotografia di una gara a senso unico. La Ferrari non ha mai attaccato perché non è mai stata a tiro, pareva la riedizione motoristica di Spagna-Italia. Sul circuito che premia la potenza del motore e l’efficienza aerodinamica, quello nuovo della Stella (si dice avesse circa 30 cv in più di quello di Maranello), omologato con astuzia a Spa per anticipare i vincoli sul consumo di olio, ha dettato legge. Come ha ricordato il fuoriclasse di Stevenage sul podio accolto dai fischi presi con eleganza innaffiando di champagne il popolo rosso, «quanto è bella tutta passione, i tifosi della Ferrari sono fantastici: capisco che non siano contenti ma li rispetto e sono felice di correre in un posto così pieno di storia e di energia».
Sesta vittoria per lui nel tempio della velocità, questa l’ha costruita al sabato con una pole stellare sotto il diluvio e l’ha messa in cassaforte allo start salutando l’improbabile compagnia di giro. Stroll e Ocon potevano spaventarlo quanto due mocciosi mascherati da mostri nella notte di Halloween. La corsa, com’era prevedibile, è finita dopo pochi minuti, quando Bottas ha respinto l’attacco iniziale di Kimi e poi si è smarcato per concludere in processione dietro a Lewis.
In coda al trenino Mercedes, Vettel è stato inghiottito in una preoccupante zona d’ombra che un terzo posto non può illuminare. Sembra di essere tornati a un anno fa quando la «paga» era garantita. Ma Monza, commentano nel box Ferrari, è un caso a parte. Si aspettavano di soffrire — la SF70H dà il suo meglio sui circuiti tortuosi come Monaco e Budapest, sfruttando il passo corto e l’alto carico aerodinamico, mentre la W08 predilige quelli velocissimi e scarichi tipo Spa e Silverstone — ma non così tanto. La disfatta casalinga è il risultato di una combinazione di fattori che non hanno funzionato, al di là dei meriti dei vincitori: la Rossa è sempre stata efficacissima nel lavoro di «fine tuning», cioè nella ricerca dell’assetto fra il venerdì e il sabato.
La pioggia stavolta si è messa di traverso cancellando la terza sessione di libere, le orribili qualifiche bagnate con le gomme full wet che non andavano in temperatura — e il problema andrà chiarito in vista dei Gp asiatici spesso umidi — hanno aggravato i guai. È stata una delle rare occasioni in cui i dati del simulatore di Maranello, di solito precisissimi, non coincidevano con quanto avveniva sull’asfalto. Sia Seb che Kimi hanno lamentato problemi di aderenza e un cattivo bilanciamento. Iceman, fresco di rinnovo del contratto, dopo un buon avvio si è spento come spesso gli capita. Si è arreso senza lottare alla «staccatona» di Daniel
Squadra La Mercedes raggiunge tutti gli obiettivi: Bottas protegge Lewis e toglie punti preziosi a Vettel Riscatto La Ferrari paga problemi di aderenza e bilanciamento. Ma c’è fiducia per Singapore
Ricciardo, l’australiano gli ha tolto la quarta piazza completando una rimonta strepitosa (scattava sedicesimo). Aveva le gomme più fresche ma in genere la Ferrari tiene a bada la Red Bull grazie ai cavalli in più, ieri non è successo.
Il prossimo Gp di Singapore servirà a zittire le sirene di allarme, soprattutto quella suonata da Hamilton: «Siamo migliorati perché abbiamo cominciato a capire la macchina, se si corresse di nuovo in Ungheria (doppietta Ferrari, ndr) non finirebbe così».