Corriere della Sera

«Kim, ora basta: massima severità»

Pechino frena sull’embargo al petrolio. L’ambasciato­re Usa: vogliono la guerra

- di Guido Olimpio e Guido Santevecch­i

Scenari sempre più preoccupan­ti dopo il test nucleare della Nord Corea. Seul ha messo in guardia il mondo: Kim può lanciare un missile balistico interconti­nentale. Gli Usa: ora è troppo, servono sanzioni al massimo livello. Il Consiglio di Sicurezza Onu vuole imporre alla Cina il divieto di vendere petrolio alla Nord Corea ma Pechino frena.

È l’onda lunga del test nucleare di Kim. Dichiarazi­oni pesanti e mosse che non abbassano di un millimetro la tensione, con scenari sempre più preoccupan­ti.

Seul ieri ha messo in guardia: la Nord Corea potrebbe lanciare un missile balistico interconti­nentale nei prossimi giorni. Con due date da fissare sul calendario. Sabato 9 settembre, anniversar­io della fondazione del regime, o il 10 ottobre, festa per la fondazione del Partito dei lavoratori. E questa volta il vettore sarebbe programmat­o con una traiettori­a standard, per volare migliaia di chilometri in direzione del Pacifico. Verso Guam? O addirittur­a vicino alle coste degli Stati Uniti?

I sudcoreani hanno accompagna­to l’allarme con il loro show di forza. Raid aerei e tiro di missili per simulare un attacco contro il sito atomico del Nord. Manovre — ha spiegato la difesa — per dimostrare che Seul è pronta «a spazzare via» il regime di Kim, parole che richiamano quelle del segretario del Pentagono Mattis su una possibile risposta devastante.

Intanto, gli alleati pensano a proteggers­i, da qui lo schieramen­to di altre 4 batterie antimissil­e Thaad a Seongju. Dopo un colloquio telefonico tra Trump e il presidente Moon Jae-in è stato annunciato che è stato tolto il limite al carico bellico di missili sudcoreani — oggi era di 500 kg —, un modo ulteriore per segnalare la determinaz­ione. E sempre Seul ha chiesto a Washington di riportare le atomiche tattiche nella penisola come forma di deterrenza, ipotesi che però inquieta chi teme un «incidente».

In attesa delle date fatidiche, la parola è passata al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Dopo aver proibito l’export nordcorean­o di carbone e minerali e anche quello del pesce; aver vietato agli artisti di Pyongyang di costruire statue in Africa; aver imposto il blocco all’invio di nuovi lavoratori da Pyongyang in giro per il mondo a guadagnare valuta per il regime, alle Nazioni Unite resta ormai solo un’ultima mossa. Il divieto di vendere petrolio alla Nord Corea: il fornitore è la Cina, che finora si è opposta per non far crollare il piccolo Paese e trovarsi un nemico armato al confine, invece di un alleato riottoso. Ieri però Pechino ha detto che si discuterà la linea in Consiglio di sicurezza, ma nel contempo ha presentato all’ambasciato­re di Kim una protesta formale per l’esperiment­o atomico. Anche la Cancellier­a tedesca Angela Merkel, che ha parlato con Trump al telefono, ha chiesto all’Onu sanzioni più forti.

Ben più severo l’approccio statuniten­se. L’ambasciatr­ice Nikki Haley, sempre più nel ruolo del falco, ha ribadito che il «troppo è troppo», ha invocato una risposta ferma, ha sottolinea­to come il regime «stia pregando perché ci sia una guerra». Inoltre ha respinto l’idea russo-cinese di un congelamen­to dei test in cambio di uno stop alle esercitazi­oni congiunte Usa-Corea.

Trump ha agitato lo spettro di fermare ogni scambio commercial­e con «tutti i Paesi in affari con Pyongyang». Non ha citato Pechino ma tutti sanno che la Cina riceve il 90% dell’export nordcorean­o. Sarebbe una guerra commercial­e devastante: i cinesi sono i primi partner commercial­i degli Usa, con un export da 40 miliardi di dollari al mese, ma anche gli americani esportano per 150 miliardi di dollari all’anno in Cina. Sarebbe la recessione globale.

L’approccio di Trump «non è oggettivo né equo», l’ipotesi «è inaccettab­ile» ha detto a Pechino il portavoce degli Esteri. Xi Jinping, che ospitava i Brics (Brasile, India, Cina, Russia e Sud Africa) ha fatto inserire una forte condanna del test nucleare nel comunicato finale del vertice. Per le decisioni si aspetta la prossima riunione dell’Onu, lunedì. Visti i tempi, un’eternità.

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L’ambasciato­re cinese all’Onu Liu Jieyi (a sinistra) parla con l’ambasciatr­ice americana Nikki Haley
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 ??  ?? Mobilitazi­one Soldati sudcoreani durante un’esercitazi­one nella contea di Hwacheon. Ieri Seul ha comunicato di aver simulato un attacco missilisti­co in risposta al test di Kim (Afp)
Mobilitazi­one Soldati sudcoreani durante un’esercitazi­one nella contea di Hwacheon. Ieri Seul ha comunicato di aver simulato un attacco missilisti­co in risposta al test di Kim (Afp)

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