«Mia figlia Giulia non può proteggersi È inaccettabile che andare a scuola per lei sia pericoloso»
Da fine maggio Letizia P. trascorre le notti accanto al letto della figlia Giulia, 4 anni e mezzo, ricoverata nel reparto di pediatria del Bambino Gesù diretto da Alberto Villani per un problema di immunodepressione. Quattro mesi fa la mamma si è allarmata. Ogni giorno notava nuovi lividi su varie parti del corpo della piccola. Controlli dalla pediatra di famiglia e il sospetto che dietro quei segni scuri si nascondesse qualcosa di serio. Le analisi hanno infatti mostrato valori sballati, livelli bassi di piastrine, globuli rossi e bianchi. Da allora Giulia è chiusa in ospedale, non si sa per quanto ne avrà. Fino a quando non sarà guarita e per i mesi successivi non potrà essere vaccinata per la debolezza del sistema immunitario. Forse la causa è stato un virus. La curano con terapie cosiddette di supporto, trasfusioni di sangue e piastrine, ricovero in una stanza singola. Sulla cartella clinica è scritto «pancitopenia». Letizia non vede l’ora che la bimba si riappropri della sua vita, ma è anche molto spaventata dal ritorno in classe e fra i compagni di gioco. «È l’anello debole come tanti coetanei colpi da malattie più gravi della sua. Sarebbe minacciata da malattie infettive che il suo organismo sguarnito di difese non potrebbe sopportare. È ingiusto, mettetevi nei nostri panni, ragionate con le nostre apprensioni». Rivolge un appello a tutti quei genitori determinati a rifiutare le profilassi imposte per legge: «Pensate a storie come la nostra. Accettereste che vostro figlio fosse in pericolo? Al di là del vetro, nel reparto di malattie infettive osservo i bambini con meningite o morbillo. Se fossi la loro madre mi sentirei in colpa per non averli protetti. È un comportamento gravemente irresponsabile. Il rischio di effetti collaterali
Senza vaccini niente asilo nido e scuola materna: non si torna indietro Altrimenti i bambini più deboli rischierebbero di essere contagiati o colpiti da infezioni gravi Noi puntiamo a garantire l’immunità di gregge, la protezione di tutti, compresi quelli che rifiutano le profilassi Ci vorrà tempo, ma sta ripartendo la cultura della prevenzione L’anello debole «È ingiusto, mettetevi nei nostri panni, ragionate con le nostre apprensioni. Lei è l’anello debole di tutta questa vicenda»
è niente rispetto al beneficio procurato da una lieve puntura al braccio. Non è vero che si tratta di farmaci impuri, anzi, mi hanno spiegato che vengono prodotti con regole di sicurezza molto rigide». Mentre Letizia parla al telefono, la piccola Giulia reclama attenzioni e biscotti a buon ragione, con urletti sempre più acuti. Dopo tante settimane in ospedale comincia a mostrarsi nervosa e insofferenze. La scuola sta per ricominciare e sa che non potrà rivedere le amiche. Al fianco pretende la presenza della mamma durante la notte, il pomeriggio il turno spetta al papà. Il fratello maggiore va alle elementari. Supervaccinato. «Non giudico nessuno, evita accuse Letizia, ma se i medici consigliano di vaccinare, perché dovremmo dubitare della loro buona fede e capacità di indirizzarci correttamente? Ho seguito le indicazioni della pediatra di famiglia e fino a che Giulia è stata bene, l’ho regolarmente portata ai centri vaccinali. Purtroppo dovrà saltare le dosi di richiamo. Sono commercialista, non scienziata, dunque credo nelle persone che hanno scelto la professione medica come i miei clienti si fidano di me. Se non ci fossero loro Giulia non potrebbe essere curata e restituita ad una vita spensierata». Nell’ospedale pediatrico di Roma l’epidemia di morbillo ha lasciato i segni. A fine giugno è morta una bambina che aveva dovuto saltare la profilassi perché colpita da una malattia rara. È appena entrato un neonato di appena un mese. La curva dei contagi arrivati a oltre 4.300 secondo le notifiche raccolte dall’Istituto Superiore di Sanità potrebbe riprendere a salire con la riapertura delle scuole.