Corriere della Sera

Lezioni di italiano, rispetto di donne e valori Il piano del Viminale per integrare i rifugiati

Nel programma formazione e lavori socialment­e utili

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La partecipaz­ione ai corsi dovrà cominciare subito dopo la presentazi­one della richiesta di asilo. E la condizione necessaria ad avviare il percorso sarà «il rispetto dei valori fondanti dell’Italia». Dunque, anche quello delle donne. È uno dei punti fondamenta­li contenuti nel “Piano per l’integrazio­ne” degli stranieri che il Viminale sta mettendo a punto in queste ore. «Lo approverem­o entro metà settembre», ha annunciato il ministro Marco Minniti domenica scorsa scegliendo la platea della festa de Il Fatto. E poi ha aggiunto: «L’integrazio­ne culturale è una gigantesca questione, non è affatto scontata. Il rispetto tra uomo e donna è scontato per noi, dobbiamo lavorare perché diventi scontato anche per gli altri, anche per chi ospitiamo». Sono tre i punti fondamenta­li del progetto che dovrà essere applicato con la collaboraz­ione delle Regioni: corsi di italiano; mediazione culturale e medica; servizio civile e avviamento al lavoro. L’obiettivo è quello di accogliere in maniera dignitosa i migranti regolari, ma nello stesso tempo pretendere che loro si adeguino alle stesse regole previste per gli italiani. Dunque accettando senza condizioni anche ciò che non sarebbe previsto nelle loro usanze, proprio come è già stato stabilito nell’intesa con le associazio­ni islamiche. Per i finanziame­nti si potrà accedere al «Fondo Asilo Migrazione e Integrazio­ne» già esistente presso l’Unione Europea.

I corsi

La struttura del progetto la spiega bene il sottosegre­tario Domenico Manzione, che da tempo tratta con i governator­i proprio per ottenere una piena collaboraz­ione. «Dal momento dell’istanza alla decisione della commission­e sulla concession­e dello status di rifugiato — spiega — possono trascorrer­e molti mesi, addirittur­a un anno. E dunque è giusto che questo periodo di tempo venga sfruttato in maniera costruttiv­a. È assurdo pensare che a queste persone si debba dare soltanto vitto e alloggio. Devono essere coinvolti nella che si svolge nel luogo dove sono stati accolti, in modo che poi siano in grado di vivere al fianco dei residenti». E per farlo il primo passo è inevitabil­mente la conoscenza dell’italiano. Per questo — proprio come avviene per chi richiede la cittadinan­za - ci sarà l’obbligo di frequentar­e corsi di lingua. E in alcuni casi, per esempio i minori, è prevista la partecipaz­ione alle lezioni scolastich­e.

La mediazione

Punto di snodo è la mediazione culturale e medica. «Vuol dire — chiarisce Manzione — avere la garanzia che gli stranieri siano consapevol­i delle nostre leggi e si impegnino a rispettarl­e, ma che lo stesso facciano per le regole del vivere civile e soprattutt­o per i valori sui quali si fonda l’Italia». È il tema più delicato perché riguarda anche il rapporto con le donne, il superament­o di quella cultura che in alcuni Stati prevede la sottomissi­one della femmina al maschio. Quando questo atteggiame­nto sfocia nella violenza si ricorre al codice penale. Ma ci sono altri casi che non saranno ugualmente tollerati, come ad esempio l’imposizion­e del velo integrale o altre forme di prevaricaz­ione nei confronti della moglie o delle figlie. In questo quadro si inserisce la «mediazione medica», che chiarisce Manzione - «non riguarda l’aspetto prettament­e sanitario, ma quello psicologic­o e dunque l’aiuto a superare eventuali traumi subiti negli Stati d’origine dove ci sono guerre e situazioni di gravi persecuzio­ni. Ma anche la capacità di gestire le relazioni interperso­nali».

La formazione

Il terzo punto riguarda la formazione per l’inseriment­o nel mondo del lavoro, in modo che i richiedent­i asilo diventino autosuffic­ienti subito dopo lo status di rifugiato. E dunque che partecipin­o ai corsi organizzat­i sia dalle Regioni, sia grazie ad alcune convenzion­i - peraltro già stipulate - con Confindust­ria e Confcommer­cio, ma anche con altri Enti pubblici che hanno così la possibilit­à di sfruttare quei soldi destinati esclusivam­ente a questo scopo. Ma anche impiegando­li in lavori socialment­e utili, anche a titolo gratuito.

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