Giovane, liberale ed elitario L’ascesa di Christian Lindner un po’ Macron (poco europeista)
Ha rilanciato il partito. Se andrà al governo, l’Ue sarà meno «solidale»
Slogan «Gli zaini degli studenti cambiano il mondo». I suoi poster elettorali sono in bianco e nero
Il «partito dei dentisti e degli avvocati» tedeschi vuole andare al governo. Dunque, ha deciso di rompere lo steccato che lo confinava a difensore degli interessi dei benestanti, dei professionisti e degli imprenditori, e si presenta come il vero modernizzatore della Germania. E si affida a un giovane leader. Si chiama Christian Lindner, ha 38 anni, ha un bell’aspetto, prima di entrare in politica era un uomo d’affari, si diletta a guidare auto da corsa e dice che i suoi Liberali sono il solo «partito di centro per il centro»: gli altri oscillano, soprattutto verso sinistra, compresa l’Unione Cdu-Csu di Angela Merkel.
Sì, Lindner è ambizioso e, in un periodo in cui i liberali di tutto il mondo non stanno tanto bene, vuole riportare in auge i Liberali tedeschi (l’Fdp) su un programma di mercati aperti, taglio delle tasse, ridimensionamento del ruolo dello Stato. Non proprio una piattaforma tedesca per i tedeschi: sta di fatto che il partito che ha raccolto dal fango nel 2013 — dopo che aveva subito una sconfitta storica e non era riuscito a superare la soglia del 5% sotto la quale non si entra in Parlamento — è di nuovo vivo, alle elezioni federali del 24 settembre rientrerà quasi certamente al Bundestag e potrebbe essere il nuovo partner di coalizione dell’Unione CduCsu, da solo o assieme ai Verdi. Lindner, però, dice che non entrerà in un governo a tutti i costi ma solo su un programma chiaro: una settimana prima delle elezioni, dovrebbe presentare una serie di punti con i quali andare a trattative per formare una maggioranza se i numeri elettorali lo consentiranno.
Dopo il dibattito televisivo di domenica sera tra Merkel e il suo sfidante socialdemocratico Martin Schulz, pare che ci siano pochi dubbi su chi guiderà il prossimo governo: Merkel. L’interesse si è quindi spostato su chi arriverà terzo, dopo Unione e Spd, e su chi potrà entrare in coalizione con la cancelliera per tutte le stagioni. Al momento, i sondaggi danno i Liberali tra l’8 e il 10%, più o meno al livello della Linke (sinistra-sinistra) e degli anti-immigrati della AfD; i Verdi sono attorno al 7%. Per Lindner già questo è un risultato: il suo partito aveva raggiunto il 15% dei voti alle elezioni del 2009, era andato al governo con Merkel e quattro anni dopo era crollato al 4,8%, marginale. Riportarlo in Parlamento sarà un primo successo. Farlo entrare al governo, dove l’Fdp è stato per anni nel dopoguerra come ago della bilancia tra cristiano-democratici e socialdemocratici, sarebbe un’altra vittoria. Il fatto è che Lindner lo vuole fare a modo suo: è giovane, un po’ nell’onda di Emmanuel Macron in Francia (39 anni) e del possibile prossimo cancelliere austriaco Sebastian Kurz (31), e vuole innovare.
La sua campagna elettorale non ha niente di «popolare», è elitaria. Tanti poster con la sua fotografia in bianco e nero, barba non fatta. Slogan tipo «Gli zaini degli studenti cambiano il mondo, non le borse 24 ore», «Digital First, i dubbi secondi». Nel suo programma per la prossima legislatura: 30 miliardi in meno di tasse (il doppio di quanto propone Merkel), digitalizzazione spinta e Internet veloce, più istruzione, liberalizzazioni del mercato del lavoro, una nuova legge sugli immigrati per attrarre professionalità. Ma — questo preoccuperà molti in Europa e in Italia, se andrà al governo — niente budget dell’eurozona per aiutare i Paesi in difficoltà, nessuna integrazione dell’area euro come vorrebbe Macron, basta aiuti tedeschi alla Grecia, prendere atto dell’annessione russa della Crimea, bypassare Trump ma mettere l’Alleanza atlantica al centro della politica estera tedesca. Non esattamente il programma preferito da Angela Merkel: governare con Lindner le parrebbe ogni giorno un appuntamento col dentista.
@danilotaino