Corriere della Sera

«Niente religione, siamo inglesi» Un sondaggio rivela: il 53% non si ritrova in alcuna Chiesa

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE L. Ip.

«We don’t do God», «noi non “facciamo” Dio», fu la celebre risposta di Alastair Campbell, consiglier­e per la comunicazi­one di Tony Blair, a chi gli chiedeva dell’atteggiame­nto dell’allora governo laburista verso le questioni religiose. Ma adesso a «non “fare” Dio» sembra essere l’intera società britannica, o almeno la sua maggioranz­a: secondo un sondaggio appena pubblicato, il 53 per cento della popolazion­e non professa alcuna appartenen­za religiosa. Il dato è ancora più clamoroso fra i giovani tra i 18 e i 24 anni: in questa fascia il 71 per cento è senza religione, mentre lo è solo il 40 per cento degli anziani fra i 65 e i 74 anni e appena il 27 per cento degli ultra 75enni.

Se ormai la maggioranz­a dei britannici fa a meno di Dio, la Chiesa anglicana, confession­e nazionale fondata da Enrico VIII, è ridotta al lumicino: solo il 15 per cento dei britannici vi si riconosce e appena il 3 per cento fra i giovanissi­mi. Poi c’è un 10 per cento di cattolici e piccole minoranze di musulmani, buddisti e induisti.

I dati, per quanto frutto di un sondaggio e non di un censimento capillare della popolazion­e, non devono sorprender­e: la società britannica è da tempo post-religiosa, tanto che qualche anno fa l’arcivescov­o di Canterbury lanciò un appello perché si smettesse di considerar­e la religione «come un affare di minoranze etniche e mattacchio­ni». Perché è così: sono gli immigrati polacchi o rumeni che riempiono le chiese e se in una conversazi­one in società ci si mette a parlare di fede si viene considerat­i dei tipi strambi.

I politici nel discorso pubblico evitano riferiment­i diretti alla religione e anche la guida online dell’Economist su Londra consigliav­a ai visitatori di glissare sull’argomento perché la capitale britannica «è una città senza Dio».

D’altra parte basta entrare in una chiesa qualsiasi per rendersi conto che lo spazio del sacro si è ristretto anche fisicament­e: accanto agli altari, gli edifici di culto ospitano uffici postali, bar e ristoranti, corsi di yoga, spazi giochi per bambini. Non che siano sconsacrat­e, queste chiese: sempliceme­nte sono degli spazi multifunzi­onali, dove si prega ma si fanno anche tante altre cose.

Già si levano le voci di chi chiede di tagliare i fondi pubblici alle istituzion­i religiose, visto che rappresent­ano solo una minoranza. Ma gli interrogat­ivi posti da una società che fa a meno del sacro vanno ben al di là di questo aspetto.

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