Strage rapido 904 con Riina imputato Giudice in pensione: processo da rifare
La sentenza, forse quella conclusiva 33 anni dopo, pare dovesse arrivare tra pochi giorni. E invece il processo d’appello per la strage di Natale del 1984, quella del rapido 904 (ci furono 16 morti e 267 feriti) nel quale l’unico imputato è il capo di Cosa nostra Totò Riina, riparte da zero. Una decisione che nonostante abbia motivazione tecniche ha indotto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a chiedere una dettagliata relazione sul rinvio del procedimento già previsto sul calendario d’udienza. Due le motivazioni che hanno spinto la Corte d’appello di Firenze, dopo una breve camera di consiglio, a rinviare «a data da destinarsi» il nuovo dibattimento. La prima sono le disposizioni applicative della
nuova riforma del codice di procedura penale (firmata da ministro Orlando) che obbliga al rinnovo del dibattimento e dunque l’esigenza di riascoltare tutti i testimoni, anche quelli che hanno deposto in primo grado. La seconda ragione è il pensionamento del presidente del collegio giudicante, Salvatore Giardina, previsto per ottobre che avrebbe impedito al collegio giudicante di completare l’acquisizione dei testimoni. Dunque i tempi si allungano per l’ultimo processo, quello che avrebbe dovuto fare luce sulla verità più nascosta della strage, con i coinvolgimento della mafia e di altre oscure presenze. In primo grado il boss Totò Riina fu assolto. Altri imputati (tra i quali il “cassiere” della mafia Pippo Calò) erano stati condannati in giudicato nel 1992 dopo otto anni d’indagini, sentenze annullate e poi riconfermate dalla Cassazione.