È reato rubare l’elettricità «Non è un bene indispensabile»
L’energia elettrica non è un bene «indispensabile alla vita». Lo ha stabilito la Corte di cassazione confermando la condanna per furto di energia elettrica nei confronti di una donna pugliese che si era allacciata abusivamente alla rete dicendo di essere sfrattata, senza lavoro e con una figlia incinta. Per la Suprema corte, quindi, l’abuso resta un reato e nessuno può essere scusato per aver agito spinto dallo stato di necessità. «L’elettricità procura agi e opportunità — sottolinea la sentenza — ma non averla non mette a rischio l’esistenza». Nel caso affrontato dalla Cassazione (sentenza 39884) è stato respinto il ricorso di Concetta C., 45 anni, di Francavilla Fontana (Brindisi) che aveva chiesto clemenza a causa delle sue condizioni «precarie e faticose». Confermata perciò la decisione emessa dalla Corte di appello di Lecce nel 2016 che aveva leggermente ridotto la pena dichiarando tuttavia che sussisteva «l’atto fraudolentemente». La donna è stata anche condannata a pagare 2 mila euro per la pretestuosità dei motivi di ricorso. Protesta l’Unione nazionale consumatori che definisce «inaccettabile che l’energia elettrica non sia considerata un bene indispensabile: basti pensare al funzionamento del frigorifero, necessario per conservare beni alimentari essenziali come il latte e la carne».