Leggere è un valore ma non per tutti
Di recente Le Monde ha pubblicato un articolo sui potenti del mondo che amano leggere e ci tengono a farlo sapere. Nella fotografia ufficiale il presidente francese Emmanuel Macron esibisce alla sua destra Le memorie di guerra di De Gaulle e alla sua sinistra le opere di Stendhal e di Gide. Il sito del gruppo McKinsey pubblica ogni anno le letture dei manager più importanti. Bill Gates propone per l’estate i propri consigli di lettura. Mark Zuckerberg non esita ad affermare, ovviamente su Facebook, che i libri permettono di andare in profondità molto più degli altri mezzi di comunicazione. Barack Obama ha detto che legge le biografie ma anche i romanzi di finzione perché i briefing e i dossier non gli sono sufficienti a capire il mondo: tra i suoi scrittori preferiti c’è la grande Marilynne Robinson. Il primo ministro francese Edouard Philippe ha confidato che le Memorie di Adriano lo accompagnano anche nelle sedute di bilancio. Tony Schwartz, il biografo di Donald Trump, che l’ha seguito per mesi durante la campagna elettorale, non avendo mai visto un volume sulla sua scrivania, né in ufficio né nei suoi appartamenti, ha invece espresso il dubbio che il presidente americano non abbia mai letto un libro intero in età adulta. È vero che si può parlare di un romanzo o di un saggio fingendo di conoscerlo e avendolo solo sfogliato, come insegna un celebre pamphlet dello psicanalista e critico Pierre Bayard. Ma qui il discorso è un altro: se un uomo (o una donna) di potere ci tiene tanto a esibire le sue (vere o presunte) letture, vuol dire che attribuisce ai libri e alla letteratura un valore tale da fargli (farle) guadagnare prestigio. Cosa che in tutta evidenza non avviene in Italia: l’ultima volta che un nostro politico ha sfiorato l’argomento è stato in giugno, quando il premier Gentiloni ha ammesso candidamente di non avere il tempo di leggere alcun libro. Opportuna la replica dell’editore Giuseppe Laterza: la lettura non è solo piacere e tempo libero. Ora, con la stagione dei festival, ne vedremo ovunque, di politici, in piazza, magari a presentare libri che fingono di avere non letto ma scritto. Al di fuori degli appuntamenti deputati, però, sarebbe una bella sorpresa vederne qualcuno entrare a Montecitorio o uscire da Palazzo Madama con un romanzo tra le mani, per una volta non impegnate a reggere un cellulare o un microfono. Ma il sospetto è che se non capita è perché leggere da noi rimane un’attività per pochi sfigati di cui è inutile se non nocivo vantarsi.