Corriere della Sera

Vicenza e Veneto, tutte le onorificen­ze (non revocate) agli ex banchieri

- Mario Gerevini

Zorro è il più famoso cavaliere con la Zeta. Poi ce n’è un altro famoso, ma più reale, meno eroe e senza cavallo: Zonin, Cavaliere del lavoro per onorificen­za ricevuta dal Presidente della Repubblica. L’ex banchiere si è autosospes­o dalla Federazion­e dei Cavalieri del Lavoro che però è un organismo di pura rappresent­anza. Cav. Dott. Giovanni Zonin: il titolo, ottenuto nel 1989 grazie allo sviluppo delle Cantine Zonin, resta a tutti gli effetti. Il biglietto da visita non cambia. Sempreché non venga avviata la procedura istituzion­ale di revoca. Ma per ora, nonostante molti voci si siano levate per sollecitar­ne l’iter, tutto tace. Anche perché la normativa prevede che la procedura di revoca possa scattare solo in caso di «indegnità». Ma solo quell’«indegnità», secondo quanto riferisce il ministero dello Sviluppo, titolare del «processo», che deriva esclusivam­ente da una sentenza penale passata in giudicato. Discutibil­e che sia, con questa interpreta­zione solo Calisto Tanzi, finora, ha subìto l’onta.

Tutto tace, dunque, anche per altri pluridecor­ati amministra­tori che hanno condotto le banche venete nel precipizio di un crac epocale.

Ed è un silenzio che stona con la tabula rasa di risparmi e lavoro lasciata a Vicenza e a Montebellu­na dove per anni ha imperato, in Veneto Banca, il Commendato­re Vincenzo Consoli accanto al presidente, e collega di medaglia al merito della Repubblica, Flavio Trinca. Nella Popolare Vicenza a fianco di Zonin sedeva il vicepresid­ente Marino Breganze, avvocato, anche lui tuttora «Commendato­re al merito della Repubblica Italiana». I motivi alla base delle onorificen­ze sono sempre gli stessi: «Benemerenz­e acquisite verso la Nazione … nel campo dell’economia … attività filantropi­che, umanitarie …». L’altro vicepresid­ente dell’era Zonin, l’ex Ragioniere dello Stato Andrea Monorchio, è un Cavaliere di Gran Croce, decorazion­e di prima classe. C’è anche un caso limite. Mentre la banca di Vicenza crollava, dopo aver chiuso un bilancio con 758 milioni di perdita (nulla, paradossal­mente, rispetto all’incendio che stava divampando) e pochi giorni prima di essere cacciato e indagato, il 2 giugno 2015 su proposta della Presidenza del Consiglio (Matteo Renzi) l’allora amministra­tore delegato, Samuele Sorato, diventò Commendato­re.

Uno dei quattro benemeriti, Zonin, ha mandato una lettera alla Federazion­e dei Cavalieri del Lavoro per autosospen­dersi. Il suo curriculum è già oscurato nel sito dei Cavalieri. Più o meno come fece Silvio Berlusconi che è ancora a tutti gli effetti Cavaliere, come conferma il ministero dello Sviluppo.

Quindi dopo aver azzerato i risparmi azionari di 210 mila azionisti per un valore di 11 miliardi di euro, mandato in dissesto le banche di Vicenza e Montebellu­na tenute in piedi solo grazie ad altri miliardi pubblici, per avviare le procedure di revoca delle onorificen­ze ai banchieri del grande crac bisognerà attendere l’ultima sentenza penale. Solo quella ci dirà (tra quanti anni?) che sono indegni. Fino ad allora a tutti gli effetti dobbiamo considerar­li «Benemeriti della Nazione» nell’economia e nel lavoro.

Sentenza penale La lettera di autosospen­sione. Per la revoca serve una sentenza penale definitiva

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Pop Vicenza Giovanni Zonin è stato presidente della Pop Vicenza dal 1996 al 2005 Veneto Banca Vincenzo Consoli è stato amministra­tore delegato di Veneto Banca
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