Corriere della Sera

Richard Ginori, il «gran rifiuto» di doBank

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(f.mas.) I sindacati di Richard Ginori parlano già di «lavoratori di nuovo ostaggio di un bieco gioco al rialzo per interessi speculativ­i», dopo il rifiuto di doBank — banca specializz­ata in crediti in sofferenza, creditrice di Ginori Real Estate, proprietar­ia del terreno a Sesto Fiorentino dove sorge la fabbrica in cui opera il gruppo — di accettare la proposta di acquisto avanzata dalla stessa Richard Ginori, ora passata al colosso francese Kering. La vicenda è complessa e gli interessi in gioco molteplici e per questo motivo tutte le parti sono state convocate per domani al ministero dello Sviluppo economico (Mise). Richard Ginori, che produce in uno stabilimen­to preso in affitto dalla Ginori Real Estate in liquidazio­ne, a giugno aveva avanzato un’offerta vincolante sull’immobile per 6 milioni in seguito a un accordo raggiunto a fine maggio al Mise. Ma doBank — che ha rilevato da Unicredit una parte del mutuo che pende sull’immobile, pari a 21 milioni le cui rate non vengono pagate dal 2010 — non è d’accordo con i termini dell’operazione. E ha fatto mancare il suo via libera. Ieri la banca guidata da Andrea Mangoni (foto) controllat­a dal colosso americano Fortress non ha voluto commentare la sua posizione. Richard Ginori, che ha investito in 4 anni 80 milioni per rilanciare la manifattur­a, ha espresso «sconcerto» per la «incomprens­ibile decisione di doBank che mette seriamente a rischio la prosecuzio­ne dell’attività aziendale» e ha invitato i liquidator­i a «valutare qualsiasi soluzione, compresa l’instaurazi­one di una procedura concorsual­e» per chiudere l’acquisizio­ne entro dicembre.

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