I giorni terribili di Caporetto Quando l’Italia trovò le energie per resistere
Il 24 ottobre 1917 le forze austro-tedesche sfondarono la linee italiane sull’alto Isonzo, passando da Caporetto, e fecero crollare l’intero fronte su cui le armate del generale Luigi Cadorna avevano lanciato dal 1915 in poi 11 sanguinose offensive. Il nemico dilagò verso il Veneto e l’esercito italiano dovette ritirarsi precipitosamente, attestandosi sul Piave e sul Monte Grappa. Nelle mani degli austro-ungarici e dei tedeschi rimase una quantità enorme di armi e prigionieri, Cadorna venne sostituito da Armando Diaz. Nel centenario, il prossimo 24 ottobre il «Corriere della Sera» manda in edicola un libro di Silvia Morosi e Paolo Rastelli (Caporetto. 24 ottobre 1917, storia e leggenda di
una disfatta, 8,90) che esplora i presupposti, le cause, l’andamento e le conseguenze di una delle battaglie più famose della storia d’Italia, che mise a dura prova la tenuta dell’esercito e del Paese. Una ricostruzione accurata del contesto bellico generale, della situazione di partenza, del piano d’attacco e del suo successo, degli sforzi compiuti dalle forze italiane per limitare i danni. Le difficoltà dei comandi, le sofferenze dei combattenti e quelle dei civili sotto l’occupazione nemica. Le discussioni sulle colpe del disastro, la reazione nazionale che consentì di porvi rimedio e arrivare alla vittoria nel 1918.