La cultura e la voglia di vendetta Quei due candidati al Leone d’oro
Il fascino di «Ex Libris». Giallo sorprendente con Frances McDormand
Che Wiseman sia uno dei più grandi documentaristi oggi in attività non è un mistero per nessuno (nemmeno per la Mostra, che nel 2014 gli ha attribuito il Leone d’oro alla carriera). Eppure ad ogni nuova opera si resta vieppiù ammirati della sua grandezza, sorpresi della sua capacità di affrontare ogni volta temi «impossibili» — i suoi ultimi film trattavano di un campus universitario, di un museo, addirittura di un quartiere — e ogni volta sfidando lo spettatore a seguirlo lungo percorsi sempre più lunghi e sempre più affascinanti. Così è anche per i 197 minuti di Ex Libris - New York Public Library, in concorso a Venezia dopo che Cannes nemmeno aveva voluto prenderlo in considerazione.
Umanista convinto, Wiseman mette da parte i libri, che pure in una biblioteca sono essenziali, per parlare delle persone: quelle che usano la biblioteca ma soprattutto quelle che la fanno funzionare. E non solo la celeberrima sede sulla Quinta strada, con le sue colonne greche e i suoi leoni di pietra, ma tutti le altre novantuno sedi sparse per la città.
Perché è questo che sta a cuore a Wiseman: l’impegno per la diffusione della cultura a ogni suo livello. Quello alto degli incontri di grido (se ne vedono con Elvis Costello, Patty Smith, Edmund de Waal) e quello basso con i bambini del Bronx che cantano «Nella vecchia fattoria», quello con gli utenti sordi e quello con gli anziani che imparano a usare internet, quello per gli immigrati cinesi che parlano solo la loro lingua e quello con gli artisti che cercano immagini per le loro opere (come hanno fatto in passato Cornell o Warhol). E naturalmente quello dei consigli di amministrazione dove si discute di come investire i soldi, di come cercare sponsor, di come progettare nuove iniziative.
Tutti tasselli viventi di un immenso mosaico, quello di una istituzione pubblica che vuole farsi carico della diffusione e del ruolo della cultura a tutti i livelli sociali, e che Wiseman filma con una maestria e una sensibilità straordinaria.
Altrettanto riuscito l’altro film americano in concorso, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh: i tre manifesti fuori Ebbing, nel Missouri sono quelli che una mamma ha affittato per ricordare alla polizia che dopo sette mesi non si sono ancora trovati i responsabili dello stupro e dell’uccisione di sua figlia. Una iniziativa che innesca prevedibili reazioni soprattutto da parte della polizia locale.
Lei è Frances McDormand, lo sceriffo è Woody Harrelson, il suo iroso sottoposto è Sam Rockwell ma bisognerebbe citarli tutti gli interpreti — perfetti — di questo giallo a tinte nere che si fa applaudire per un ritmo che non lascia scampo e per i suoi scintillanti dialoghi (regista e sceneggiatore, McDonagh viene dal teatro e si sente).
È l’esempio perfetto di quel cinema di genere che aveva fatto l’ossatura della Hollywood nei suoi anni migliori e che qui torna con una storia perfettamente calibrata e una ricchezza di letture (sulla rabbia e la voglia di vendetta degli umani, sulla violenza e l’egoismo della società) che lasciano davvero ammirati.