MiTo, alla Scala la Natura di Gershwin a ritmo swing
Centoquaranta concerti in 18 giorni tra Milano e Torino costituiscono il piatto musicale della nuova edizione di MiTo, varata l’altra sera alla Scala con una applaudita prova della Gustav Mahler Jugendorchester diretta da Ingo Metzmacher. Il tema in oggetto, la Natura, si presta a infinite declinazioni musicali. Ed eccolo così tradotto in recital solistici, esecuzioni da camera, concerti corali e sinfonici un po’ per tutti i gusti e livelli (dal giovane promettente ad astri come Chailly, Noseda), senza dimenticare il corredo di mostre, incontri e la giornata di domenica dedicata ai Cori, alla quale chiunque potrà partecipare: iniziativa, questa, che intende replicare il successo dell’edizione 2016. In passato era divenuta quasi tradizione che il Festival si aprisse con Yuri Temirkanov e l’eccelsa Filarmonica di San Pietroburgo, mentre MiTo stavolta non ha sparato la sua cartuccia più preziosa al concerto inaugurale. La Gustav Mahler Jugendorchester è un’ottima formazione, che come tutte le orchestre di giovani assorbe il carisma di chi le dirige. E Ingo Metzmacher è direttore affidabile, un metronomo che garantisce prove autorevoli. Ma al Concerto dell’altra sera non è scoccata quella scintilla che trasforma l’esecuzione di buon livello in qualcosa di più coinvolgente. Il programma era difficile: quattro declinazioni del tema della Natura che più lontane tra loro, come stile e linguaggio, è difficile immaginare. La natura madre e benigna di Nel regno della natura del romantico Dvorák, la natura metropolitana in stile swing jazzistico dello scintillante e al contempo triste Concerto in fa di Gershwin, la natura artefatta della Suite n.2 da Daphnis et Chloé di Ravel: tre pezzi uno più incantevole dell’altro preceduti da This Midnight Hour, novità per l’Italia della 37enne inglese Anna Clyne che invece ha lasciato perplessa parte della platea. Il pezzo è sembrato un po’ scolastico nel tentativo di fondere linguaggi storicizzati «alla Bartók» e «alla Debussy». Un buon successo personale è arriso anche a Jean-Yves Thibaudet, delicato e sensibile solista al pianoforte nel Concerto in fa di Gershwin.