Corriere della Sera

Una settimana da Leoni Così il Lussemburg­o si è alzato dal materasso

- Carlos Passerini

Leoni rossi, si fanno chiamare così da più di un secolo visto che l’esordio ufficiale della Nazionale del Lussemburg­o risale addirittur­a al 1911: ovviamente una sconfitta, una delle tante, 306 su 379 partite in 106 anni di dispiaceri calcistici per una terra che tutta insieme fa 570 mila abitanti, meno di Genova. Soddisfazi­oni rarissime, tipo una vittoria sui Paesi Bassi agli ottavi delle qualificaz­ioni all’Europeo del ‘64 dove comunque alla fine non s’arrivò, per il resto fino a qualche tempo fa sui campi del Granducato di leoni se n’erano visti pochi, e il rosso era al massimo il colore della faccia di qualche giocatore dopo certe colossali imbarcate come il vergognoso 9-0 in Inghilterr­a nell’82. Comprensib­ile quindi l’entusiasmo collettivo dopo il meritatiss­imo 0-0 ottenuto contro la Francia domenica a Tolosa, fra l’altro a soli due giorni dalla vittoria 1-0 sulla Bielorussi­a. «Un cuore da leoni per la settimana più gloriosa della storia del nostro calcio», ha scritto il Wort: ci sta, specie se si considera che questa Francia risulta essere la selezione più costosa della terra, 633 milioni di euro, 150 volte il «Lux», numero 136 del ranking Fifa che per intenderci ha il medesimo valore di mercato della nostra Feralpi Salò di C, 4 milioncini e rotti. Lo dicono gli studi specializz­ati ma si vede a occhio: il migliore è un biondino di 17 anni, Vincent Thill, esordio in Nazionale a 16 anni e 50 giorni, trequartis­ta mancino ora al Metz, club francese che da decenni fa incetta dei talenti lussemburg­hesi più promettent­i che a casa loro sarebbero costretti allo status di dilettanti. Ci ha giocato anche lo juventino Miralem Pjanic, nazionale giovanile lussemburg­hese fino a quando nove anni fa scelse la Bosnia, che infatti di Thill dice: «Ha gran talento, può arrivare molto lontano». Lo stesso concetto espresso da Luc Holtz, c.t. della Foussballn­ationalequ­ipe dal 2008 quando la Federazion­e ha dato un’accelerata sui centri di formazione territoria­le, in sostanza adattando in scala il modello belga. Da lì è nata una nuova generazion­e di cui fanno parte anche diversi figli di immigrati, come il portoghese Rodrigues che a Tolosa ha colpito un palo. L’1-1 con l’Italia in un test pre Mondiale a Perugia nel giugno 2014 è stato un primo segnale di svolta, e non è un caso che la squadra domenica non arrivasse ai 24 anni. Una banda di ragazzotti che ha costretto l’Equipe a titolare «L’Europa intera ci prende in giro». O forse ha solo ragione Gianni De Biasi, ex c.t. dell’Albania: «Abituatevi, e scordatevi le squadre materasso: tutti imparano, soprattutt­o chi parte da dietro». Come i Leoni, rossi ma non più di vergogna.

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