Fan in delirio ma anche fischi La doppia Venezia di Jennifer
Fischiato l’horror con Jennifer Lawrence e Bardem Risate di scherno alla prima proiezione La diva americana assediata dai fan: delirio al Lido
Pollice verso dei critici a «mother!», il film horror con Jennifer Lawrence e Javier Bardem. Risate di scherno durante la proiezione della pellicola. L’accoglienza più negativa, finora, alla Mostra del Cinema. Ma per la diva americana c’è stato il bagno di folla dei fan in delirio al Lido di Venezia.
I cartelloni, oggettivamente bellissimi, in versione santino con Jennifer Lawrence angelicata, sembravano annunciare una marcia trionfale. Invece sono arrivati i fischi per uno dei titoli più attesi di tutto il concorso, mother! di Darren Aronofsky che vinse il Leone d’oro con The Wrestler nel 2008, lo stesso anno in cui la sua musa, allora appena maggiorenne, si faceva notare con The Burning Plain di Guillermo Arriaga. Nel frattempo lei ha conquistato Oscar e Golden Globes e il titolo di attrice più pagata di Hollywood. E lui confermato la fama di autore imprevedibile e riverito.
Una vera sorpresa, dunque, l’accoglienza più negativa a tutt’oggi dei film di Venezia 74, compresa qualche risata che ha accompagnato alcuni momenti chiave delle proiezioni stampa di questo oggetto misterioso. Un po’ horror, un po’ parabola esistenziale, un po’ disaster movie. Ma anche un po’ Shining e Rosemary’s Baby con tocchi alla Buñuel.
La storia di un matrimonio, aveva anticipato il regista, tra Jennifer Lawrence e Javier Bardem (lei chiamata madre, come il titolo del film, l’attore semplicemente «lui»). Lui scrittore di successo in cerca di nuova ispirazione, lei giovane compagna decisa a farsi sua musa ispiratrice rimettendo a nuovo, dopo un misterioso incendio, la splendida e misteriosa (e isolatissima) magione di campagna dove si sono da poco trasferiti. E dove compaiono, dal nulla, Ed Harris e sua moglie Michelle Pfeiffer portandosi dietro inquietudini e una sequela di eventi nefasti e sconvolgenti. La casa che la ragazza sogna di trasformare in paradiso, invece, diventa un inferno, come ogni horror che si rispetti. Ma questo, nelle mani del regista di The Fountain — che consigliava di gustarlo tutto d’un fiato senza farsi troppe domande — prende strade eccentriche e di domande ne pone, al contrario, moltissime: sul senso della creazione artistica, della fama, del fanatismo. Sul senso della vita.
Non si sono fatti troppi domande, in compenso i fan di Jennifer Lawrence. Un assedio alla Mostra in piena regola il loro, al confronto quello del popolo di George Clooney non era nulla. Hanno dormito davanti al Palazzo del cinema, armati di cartelli e tanto amore per la loro «dea Jen», ai loro occhi eterna Katniss di Hunger games. Si sono scatenati sui social. Alcuni sono arrivati fino alla sala delle conferenze stampa per urlarle il loro sostegno incondizionato a lei e a mother! che potranno trovare nelle sale italiane dal 28 settembre. Lei, in verità, si sarebbe accontentata anche di meno esuberanza. Quando — dopo aver commentato l’assedio degli ammiratori dello scrittore, che nel film si trasforma in un incubo popolato da cannibali — ha reso omaggio all’affetto dei fan, non ha nascosto un momento di autentico terrore di fronte al muro umano di cacciatori di autografi e reperti fotografici. E così è fuggita via.
Hanno potuto ammirarla sul red carpet dove Lawrence regale e raggiante e Aronofsky — lei 27 anni lui 48 — hanno debuttato ufficialmente in qualità di coppia: il loro legame lo ha raccontato lei stessa nelle settimane scorse a Vogue. E durante l’incontro stampa hanno regalato un paio di siparietti notevoli, con lei pronta a metterlo in riga. Ma in fondo mother! è già una dichiarazione d’amore reciproca. Lui che nei 120 minuti di durata la mette in scena, riprendendola da vicinissimo per oltre 66. Lei che già nelle note di produzione sottolinea: «Ogni autore ha bisogno di una musa».