Vaccini, diffida del governo
Scontro con il Veneto, pronto il ricorso. Zaia: la moratoria non viola la legge
Prosegue la sfida istituzionale sui vaccini obbligatori per poter accedere a scuola. Il governo prepara il ricorso contro il decreto della Regione Veneto che offre una moratoria per i bambini di nidi e materne, ritenuto illegittimo. Il governatore Luca Zaia, però, precisa che la misura che ha varato rispetta la legge: «Ho chiesto ai miei di introdurre gradualmente gli obblighi, e mi è stato spiegato che lo spazio di due anni è previsto dalla legge». In tutta Italia, le famiglie moltiplicano le richieste di prenotazione per le vaccinazioni.
Non è nelle Asl la confusione sui vaccini obbligatori ma a livello istituzionale. Veneto contro governo e viceversa, Emilia Romagna contro Veneto. Ore di tensione a pochi giorni dal massiccio avvio delle lezioni.
I ministeri di Salute e Istruzione non accettano lo strappo del governatore Luca Zaia che con un decreto ha introdotto la moratoria per i bambini di nidi e materne: fino al 2019 saranno presi anche se sprovvisti delle profilassi necessarie. A Roma, gli uffici legali hanno lavorato tutto il giorno su un possibile ricorso al Tar. La Lorenzin (Salute): «Devono rispettare la legge nazionale. I virus non seguono i confini regionali o le valutazioni politiche». «Vorrei tanto che Lombardia e Veneto stessero con noi», auspica la Fedeli (Miur). Insieme hanno sottoscritto una lettera dove esortano Zaia a tornare indietro.
Anche la Lombardia ne aveva ricevuta una simile dopo l’annuncio dell’assessore al Welfare Giulio Gallera di voler rinviare di 40 giorni la scadenza del 10 settembre sulla regolarizzazione dei bambini 0-6 anni. Ieri il presidente Roberto Maroni ha chiuso il caso: la Lombardia non farà nessuna proroga. «Dura lex, sed lex», è andato confidando il governatore ai più stretti collaboratori.
Il possibile ricorso del governo al Tar contro il Veneto mira ad annullare o sospendere con urgenza il decreto «illegittimo» che non avrebbe tra l’altro forza sufficiente perché proviene da un dirigente e non da un organismo politico come Giunta o Consiglio. Ma in serata si diffonde la voce di un possibile ammorbidimento da parte di Venezia. «Il Veneto è disposto a ritirare il decreto se arriveranno espliciti chiarimenti direttamente dai ministri Lorenzin e Fedeli, non dai loro ministeri», spiega Domenico Mantoan, il direttore della Sanità che ha firmato il provvedimento: «Dalla legge non emerge in modo chiaro se le misure di restrizione alla frequenza scolastica siano applicabili sin dall’anno scolastico 2017/2018 e per il 2018/2019, per i bambini già iscritti a nidi e materne».
Nessun segnale di schiarita, comunque, è stato formalizzato. Così Lorenzin e Fedeli pensano anche a un commissariamento ad acta giustificato dall’esistenza di una situazione a rischio che autorizzerebbe il governo a esercitare il potere sostitutivo. Un altro passo è l’esposto al Garante della privacy che in un parere non ha approvato completamente l’iter seguito dalle Regioni sullo scambio di informazioni sensibili tra Asl e scuole. La legge sull’obbligo rimanda l’introduzione di questo meccanismo al 2019 quando il sistema sarà informatizzato a livello nazionale. «Il Veneto si assume una grande responsabilità. Dall’avvocatura di Stato ci dicono anche di non temere esiti del ricorso alla Consulta», fanno sapere al ministero Lorenzin.
L’Emilia attacca il Veneto: «Decisione incomprensibile e immotivata che lascia allibiti, siamo al teatro dell’assurdo», la boccia l’assessore alla Salute Sergio Venturi. Pronta la replica: «Atto di arroganza, lanciano strali contro le iniziative di altre Regioni».
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