Morta di malaria a 4 anni Il mistero del contagio
Trento, Lorenzin invia gli ispettori. Nel suo reparto c’erano due bimbi malati
Morta a 4 anni di malaria. E il caso divide la comunità scientifica. Sofia Zago, di Trento, è morta l’altra notte per malaria autoctona agli Spedali Civili di Brescia. Non aveva frequentato alcun Paese a rischio, di aree tropicali o subtropicali. Per i medici il contagio resta un mistero. All’ospedale di Trento dove era stata inizialmente ricoverata c’erano altri due bimbi del Burkina Faso con la malaria, poi guariti. Il ministro Lorenzin: «Forse il contagio è avvenuto lì». Inviati gli ispettori.
«Da qualunque ipotesi si parta questa storia è assurda» riassume l’assessore provinciale alla salute di Trento, Luca Zeni. È assurdo che una bambina di quattro anni muoia della forma più grave di malaria senza aver mai viaggiato in Paesi a rischio e senza che nessuno sappia spiegarsi come sia avvenuto il contagio.
Si chiamava Sofia Zago, quella bambina. È morta lunedì sera nel reparto malattie infettive tropicali degli Spedali Civili di Brescia, dov’era arrivata in condizioni disperate dall’ospedale S. Chiara di Trento. Poche ore prima che il suo cuore si arrendesse la biologa Silvia Fasanella, a Trento, aveva controllato gli esiti dell’emocromo, nel vetrino aveva visto tanti globuli rossi rotti e aveva chiesto l’aiuto del microbiologo per confermare i suoi sospetti: era la forma più grave di malaria, quella cerebrale, trasmessa dalla puntura di alcune specie di zanzare del genere Anopheles. Il fatto è che di quelle zanzare, vettori della malattia, nel nostro Paese non ce ne sono o almeno: così abbiamo creduto fino a oggi. Ne esiste una specie ritenuta «possibile vettore», come spiega Susanna Esposito, presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive, ma mai la sua presenza è stata rilevata in Trentino, regione storicamente priva di malaria anche quando nel resto del Paese quella malattia era un problema nazionale. E allora com’è stato possibile il dramma di Sofia?
Mentre il ministro Lorenzin invia gli ispettori a Trento e la magistratura apre due inchieste (a Brescia e a Trento, dove saranno riunite), si ragiona su ipotesi. Il procuratore di Trento Marco Gallina dice che «i Nas hanno già acquisito i documenti clinici» e che «il tema vero sono le possibili complicanze» su cui indagherà l’autopsia prevista per domani. Intanto si ricostruisce la storia clinica della bimba. Il suo ricovero a Trento aveva coinciso per alcuni giorni con quello di due fratellini che avevano contratto la malaria dello stesso ceppo che ha ucciso Sofia: il Plasmodium falciparum. Difficile non ipotizzare un legame con la presenza di quei bimbi appena rientrati dal Paese d’origine dei loro genitori, il Burkina Faso, con la febbre: un controllo in ospedale ha decretato la malaria per loro, la mamma e un fratello più grande, tutti ricoverati e guariti. Ma il contagio avviene esclusivamente per contatto ematico. Ed è molto improbabile che sia successo fra i bimbi, ricoverati in stanze separate ma con area giochi in comune. La possibilità più credibile è che Sofia sia stata punta da una zanzara «importata» in Italia in una valigia, eventualità che il primario di malattie infettive di Trento chiama «malaria da bagaglio» aggiungendo che «sarebbe una fatalità drammatica». Il ministro della Salute Lorenzin dice che «la bimba potrebbe aver contratto la malaria in ospedale». E la storia di Sofia diventa polemica politica, con il M5S che esprime dubbi sul protocollo in vigore e con la Lega che parla di «allarme sanitario» e punta il dito sui «finti profughi».