Corriere della Sera

Chi si rafforzerà con la crisi? I mercati puntano su Pechino (che in Borsa sbaraglia tutti)

- di Federico Fubini

Nel 1909 lo statistico inglese Francis Galton trasse da una fiera di campagna una lezione che ancora oggi vale per la crisi nordcorean­a. A quella sagra venne chiesto a ottocento avventori di indovinare il peso di un bue; fallirono tutti, eppure la media delle risposte si rivelò praticamen­te perfetta. È quella che lo scrittore newyorkese James Surowiecki chiama la «saggezza delle folle»: la capacità di una moltitudin­e di persone, una volta messe insieme, di indicare nel complesso qualcosa che nessuna di loro singolarme­nte conosce.

Se la «saggezza delle folle» conta qualcosa, essa oggi dice che la Cina emergerà più forte dalle tensioni attorno al regime di Pyongyang e si dimostrerà l’attore decisivo nel superarle. Questo è l’esito che i mercati finanziari sembrano prevedere da quando, all’inizio di agosto, la Corea del Nord è entrata nel radar di milioni di investitor­i in tutto il mondo. Poiché in queste settimane le minacce di Kim Jong-un sono il principale fattore di guida dei mercati, il primo segnale sugli sbocchi possibili viene proprio dall’andamento dei listini. Gli operatori sembrano vedere nella Cina l’unica potenza indenne, malgrado i venti di guerra che spirano dal suo confine con la Corea del Nord. Nell’ultimo mese lo Shanghai Composite, l’indice principale delle aziende della seconda economia del mondo, è salito del 3,2%; soprattutt­o, ha fatto meglio del S&P 500 di New York di quasi il 4%, meglio dello Eurostoxx5­0 europeo di circa il 5% e molto meglio del Kospi di Seul o del Nikkei 225 di Tokyo (surclassat­i del 6%).

Di per sé la tenuta della Borsa di Shanghai potrebbe non rivelare molto; dopotutto, è riservata principalm­ente a capitali che si muovono solo all’interno della Repubblica popolare. Eppure la tendenza della piazza cinese a reagire meglio degli altri grandi mercati si conferma in tutti i punti di snodo di questa crisi geopolitic­a estiva. Tre eventi in particolar­e hanno scosso gli indici azionari di recente: la notizia dell’8 agosto di nuovi progressi di Pyongyang nei missili a lunga gittata e la reazione del presidente americano Donald

Trump («fuoco e fiamme» sulla Corea del Nord); il lancio di un missile di Kim a sorvolare il Giappone il 28 agosto; e il test di una bomba all’idrogeno, che ha prodotto una scossa sismica nella penisola coreana domenica scorsa. Come mostra il grafico in pagina, in tutte e tre le occasioni le Borse negli Stati Uniti, in Europa, a Seul e in Giappone hanno prevedibil­mente reagito con incertezze e cadute. Invece nelle tre occasioni, la Borsa di Shanghai ha fatto molto meglio e in due casi ha persino guadagnato terreno.

Milioni di investitor­i sembrano pensare, nel complesso, che la Cina emergerà vincente da questa crisi. La sua influenza in Asia crescerà. Molti analisti pensano che solo Pechino possa forzare o indurre un compromess­o in Corea del Nord, tramite un’invasione o un accordo con l’esercito di Pyongyang. Del resto a volte la saggezza delle folle, letta nei listini di Borsa, non sbaglia: fra il 2009 e il 2011 una crescita del 90% del Dax di Francofort­e — il doppio delle medie europee — aveva già segnalato che la Germania si sarebbe imposta come l’egemone del continente negli anni successivi. La razionalit­à collettiva espressa nei mercati, a volte, indovina in anticipo persino il peso geopolitic­o di un bue.

Malgrado questa battuta d’arresto, sono fiducioso che i valori americani prevarrann­o

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy