Tim Cook: difenderò i nostri sognatori
La lettera del numero uno di Apple. E Zuckerberg si unisce alla battaglia
Sono tante le voci dei leader dell’industria americana che si levano contro lo stop ai dreamers. La Silicon Valley è schierata in modo chiaro contro il provvedimento di Trump: Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, parla di «giorno triste» e «decisione crudele».
Uno dei leader del fronte del no è Tim Cook. Il numero uno di Apple negli ultimi anni non ha esitato a schierare se stesso e la sua azienda nelle battaglie per i diritti civili. E ora, in una lettera ai dipendenti Apple, non diffusa ufficialmente ma che il Corriere è in grado di pubblicare, scrive: «L’America promette a tutti i suoi abitanti l’opportunità di realizzare i propri sogni attraverso il duro lavoro e la perseveranza. In Apple aspiriamo ad essere parte della promessa che definisce l’America. Sono profondamente costernato per il fatto che 800 mila americani — tra cui più di 250 dei nostri collaboratori — possano presto ritrovarsi scacciati dall’unico Paese che abbiano mai chiamato a casa. Il provvedimento Daca riconosce che le persone che sono arrivate negli Stati Uniti da bambini non debbano essere punite per essere qui illegalmente. Permette a questi americani di andare a scuola, guadagnarsi da vivere, sostenere le loro famiglie, pagare le tasse e lavorare per realizzare i loro sogni come il resto di noi. Sono chiamati sognatori e, indipendentemente da dove sono nati, meritano il nostro rispetto come pari. I loro sogni sono i nostri sogni».
La lettera di Cook prosegue aggiungendo: «L’America è l’unica casa che abbiano mai conosciuto. Sono cresciuti nelle nostre città e hanno conseguito titoli di studio in tutto il Paese. Ora lavorano per Apple in 28 stati. Aiutano i clienti nei nostri negozi. Ingegnerizzano i prodotti che la gente ama e stanno costruendo il futuro di Apple come parte dei nostri team di ricerca e sviluppo. Contribuiscono alla nostra azienda, alla nostra economia e alle nostre comunità come voi e me. I loro sogni sono i nostri sogni».
L’ad Apple tende la mano alla politica («Voglio assicurarvi che Apple collaborerà con i membri del Congresso») e aggiunge che fornirà sostegno ai dipendenti e alle famiglie. Poi però chiede ai leader di Washington di «proteggere i dreamer in modo che il loro futuro non possa più essere messo a repentaglio». Lo fa «a nome delle centinaia di dipendenti di Apple, il cui futuro è in gioco; a nome dei loro colleghi e dei milioni di persone in America che credono, come noi, nel potere dei sogni». Il finale è di speranza: «Nonostante questa battuta d’arresto per la nostra nazione, sono fiducioso che i valori americani prevarranno e continueremo la nostra tradizione di accogliere immigrati da tutti i Paesi». Però c’è anche la promessa che non arretrerà in questa battaglia: «Farò tutto il possibile per assicurare questo risultato».