Corriere della Sera

L’Istat vede rosa: la crescita accelera ancora

- Mario Sensini

«L’indicatore anticipato­re mantiene un’intonazion­e positiva, segnalando un rafforzame­nto delle prospettiv­e di crescita». Dall’analisi congiuntur­ale mensile dell’Istat arrivano altri buoni segnali sul fronte dell’economia, anche se il migliorame­nto della congiuntur­a non risolve tutti i problemi dell’esecutivo, alle prese con la manovra del 2018, che ancora stenta a prendere i contorni.

Complice lo slittament­o della dichiarazi­one dei redditi, al ministero dell’Economia non sono ancora arrivati i dati sull’autotassaz­ione. Ci sono quelli di luglio, che indicano nei primi sette mesi un aumento dell’1,6%, ma non quelli definitivi. Ed è ancora difficile valutare l’andamento dei conti pubblici di quest’anno e l’effetto di trasciname­nto sul 2018. Per il prossimo anno si fisserà un obiettivo di deficit intorno all’1,8% del pil, comunque in aumento rispetto all’1,1-1,2% cui arriverebb­e senza immaginare altre misure.

Da questa operazione contabile derivano gran parte delle risorse per la legge di bilancio, circa 10 miliardi di euro. Sul fronte delle spese per prima cosa bisogna smontare gli aumenti dell’Iva, che scatterebb­ero da gennaio, e servono 15,6 miliardi di euro (dunque ne vanno trovati 5). Oltre all’Iva c’è poi tutta la parte discrezion­ale della manovra, che deve essere finanziata con nuove coperture. Dai fondi per i contratti del pubblico impiego, a quelli per il fondo contro la povertà, la decontribu­zione dei nuovi assunti, le spese indifferib­ili: in pratica altri 10 miliardi, che portano il conto della manovra a oltre 25, e a circa 15 le coperture da trovare con altre entrate o tagli.

L’eliminazio­ne dell’Iva, però, spingerà automatica­mente la crescita, migliorand­o così i rapporti tra deficit, debito e prodotto interno lordo. Per il 2018 il governo è fermo a una stima dell’1% che tiene conto degli aumenti Iva. Tolti questi, e con una maggior velocità di ingresso dell’economia nel nuovo anno, la stima di crescita del 2018 arriverebb­e all’1,3-1,4%, come quest’anno. Nel 2017, però, l’inflazione non aiuta a rosicchiar­e margini, con il pil reale ancora lontano da quello programmat­o, l’1,8% contro il 2,3%. Mentre nel 2018 il deflatore del pil sarebbe in aumento, e a quel punto la crescita dei prezzi ridurrebbe anche il peso del debito.

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