L’Istat vede rosa: la crescita accelera ancora
«L’indicatore anticipatore mantiene un’intonazione positiva, segnalando un rafforzamento delle prospettive di crescita». Dall’analisi congiunturale mensile dell’Istat arrivano altri buoni segnali sul fronte dell’economia, anche se il miglioramento della congiuntura non risolve tutti i problemi dell’esecutivo, alle prese con la manovra del 2018, che ancora stenta a prendere i contorni.
Complice lo slittamento della dichiarazione dei redditi, al ministero dell’Economia non sono ancora arrivati i dati sull’autotassazione. Ci sono quelli di luglio, che indicano nei primi sette mesi un aumento dell’1,6%, ma non quelli definitivi. Ed è ancora difficile valutare l’andamento dei conti pubblici di quest’anno e l’effetto di trascinamento sul 2018. Per il prossimo anno si fisserà un obiettivo di deficit intorno all’1,8% del pil, comunque in aumento rispetto all’1,1-1,2% cui arriverebbe senza immaginare altre misure.
Da questa operazione contabile derivano gran parte delle risorse per la legge di bilancio, circa 10 miliardi di euro. Sul fronte delle spese per prima cosa bisogna smontare gli aumenti dell’Iva, che scatterebbero da gennaio, e servono 15,6 miliardi di euro (dunque ne vanno trovati 5). Oltre all’Iva c’è poi tutta la parte discrezionale della manovra, che deve essere finanziata con nuove coperture. Dai fondi per i contratti del pubblico impiego, a quelli per il fondo contro la povertà, la decontribuzione dei nuovi assunti, le spese indifferibili: in pratica altri 10 miliardi, che portano il conto della manovra a oltre 25, e a circa 15 le coperture da trovare con altre entrate o tagli.
L’eliminazione dell’Iva, però, spingerà automaticamente la crescita, migliorando così i rapporti tra deficit, debito e prodotto interno lordo. Per il 2018 il governo è fermo a una stima dell’1% che tiene conto degli aumenti Iva. Tolti questi, e con una maggior velocità di ingresso dell’economia nel nuovo anno, la stima di crescita del 2018 arriverebbe all’1,3-1,4%, come quest’anno. Nel 2017, però, l’inflazione non aiuta a rosicchiare margini, con il pil reale ancora lontano da quello programmato, l’1,8% contro il 2,3%. Mentre nel 2018 il deflatore del pil sarebbe in aumento, e a quel punto la crescita dei prezzi ridurrebbe anche il peso del debito.