Corriere della Sera

La concorrenz­a delle app ferma il boom dei Lego Via 1.400 posti di lavoro

- C.D.C.

Sembra passato un giorno da quando Jorgen Vig Knudstorp si vantava del «miracolo Lego». Appena due anni fa il manager dichiarava di aver riportato l’azienda danese al successo dopo il rischio del fallimento. L’anno scorso la chiusura del bilancio con i ricavi più alti della storia del gruppo. Oggi ci risiamo: Lego, la nota azienda dei mattoncini esposti persino al Moma di New York, ha annunciato il taglio di 1.400 addetti, l’8% dei suoi attuali 18.200 dipendenti. Dopo anni di marcia inarrestab­ile i ricavi del colosso danese hanno segnato nel primo semestre un calo del 5% a 2 miliardi di euro. Giù anche l’utile operativo (-6%) e l’utile netto (-3% a 460 Film e cartoni Non bastano film e cartoni animati a risollevar­e la popolarità dei mattoncini di plastica made in Danimarca. Acquisti in calo soprattutt­o in Usa ed Europa milioni di euro). A rallentare sono stati mercati consolidat­i come gli Stati Uniti e l’Europa e non è bastata la crescita a due cifre registrata in Cina a evitare di dover mettere mano all’organizzaz­ione.

Sembra proprio insomma che questa volta il gruppo nato più di ottant’anni fa dall’idea di un falegname di Billund (Danimarca, Lego deriva dall’unione delle parole danesi «leg godt», cioè «gioca bene»), non sia riuscito a tenere il passo con la concorrenz­a dei videogame e delle app. Esattament­e come successe nel 2003 quando davanti alla prospettiv­a di una bancarotta il management rinnovò il prodotto, legandolo a personaggi famosi e chiudendo una serie di accordi con Hollywood, Lucas Film, Dc Comics, Disney e Warner Bros. Stavolta si punta ad accelerare sul fronte digitale.

«Abbiamo premuto il tasto reset per l’intero gruppo», ha spiegato ieri lo stesso Knudstorp, ora presidente Lego che all’inizio dell’anno ha lasciato il posto di amministra­tore delegato a Bali Padda. Anche quest’ultimo, come annunciato meno di un mese fa, ha peraltro dovuto passare la mano e il suo posto è stato assegnato a Niels Christians­en. «Costruirem­o un’organizzaz­ione più piccola e meno complessa» ha aggiunto Knudstorp. L’obbiettivo è (ancora una volta) salvare i mattoncini.

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