Corriere della Sera

«I fischi? Io e Jennifer li accettiamo Film rischioso che scuote le coscienze»

Bardem: «mother!» è un’allegoria sulla creazione ma alcune cose non le ho capite

- Stefania Ulivi

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

«È la grande forza di Darren: essere un autore che si prende dei rischi. Voleva fare un film provocator­io e ha centrato l’obiettivo. Ci devi entrare dentro, mother! è un’esperienza artistica profonda che va metabolizz­ata. Lo sappiamo che ai festival ci sono opere che scatenano reazioni forti. Quest’anno è successo al nostro. Va bene così, è solo l’inizio del percorso». Javier Bardem sfodera uno di quei mezzi sorrisi che lo fanno amare da registi di tutto il mondo e fa mostra di saggezza.

Aronofsky dice che «mother!» è il suo urlo alla luna piena, «come un percorso sulle montagne russe. E non tutti sono disposti ad andare sulle montagne russe».

«È vero, non si può piacere a tutti e non mi stupisce che questa sia un’opera che scuote e divide. A molti è piaciuto. Chiama in causa lo spettatore, è pieno di eventi che risuonano in modo diverso a seconda di chi li guarda. Credo nasca da esperienze di Darren che aveva bisogno di raccontare. Alcune le ho capite, altre meno, ma ho sempre seguito la sua visione».

Ovvero?

«È un’allegoria sulla creazione, c’è un simbolismo tra Jennifer, la madre, e la Terra. Mette in scena un parallelo tra come l’essere umano tratta la natura e come l’uomo tratta la donna in questa società che definiamo avanzata ma ancora troppo squilibrat­a in questo aspetto».

Il suo personaggi­o non ha un nome, è solo “Lui”. Oscuro e misterioso. Come gliel’ha descritto Aronofsky?

«La sua idea era raccontare un’allegoria e nello stesso tempo una relazione di coppia complessa. Tra loro c’è una forte differenza di età, è un legame tra un creatore, lui, e una persona che patisce questa creazione, la sua musa».

Un uomo molto narcisista che non fa nulla per nasconderl­o.

«Il riconoscim­ento altrui è un’ossessione. Tutti noi che facciamo un mestiere creativo conviviamo con questa sensazione di insicurezz­a, per questo abbiamo così tanto bisogno dell’approvazio­ne degli altri. Non credo sia un male, ma il film mostra che quando è l’unico obiettivo allora può diventare una malattia».

Com’è Aronofsky regista?

«Amo il suo cinema ed ero curioso di conoscerlo. Mi ha stupito scoprire che è un tipo semplice e simpatico. Non vedo un lato oscuro in lui, credevo lo avesse. E, a proposito di narcisismo, ha un relazione con il suo ego molto sana. Sul set è preciso come un laser. Non saprei stare al suo posto».

Perché?

«A volte sono tentato dalla regia, per avere il controllo pieno del mio lavoro. Poi osservo cosa richiede il mestiere di regista, gli anni dedicati a un progetto, i sacrifici. E poi vai a un festival e ti trovi sull’ottovolant­e...».

Con Jennifer Lawrence come si è trovato? Lei dice che Aronofsky le ha tirato fuori il lato più oscuro.

«È una persona straordina­ria e attrice di grande talento e coraggio. Ha solo 27 anni, è molto intelligen­te e arguta, una compagna di lavoro preziosa. Sul set legge, parla d’altro e appena si sente “motore!” chiude il libro ed è già totalmente calata dentro al film. Finita la scena come nulla fosse riprende il suo libro. Io no, ho bisogno di tempo per concentrar­mi».

Aronofsky è solo l’ultimo dei registi americani che la cercano, i Coen, Allen, Sean Penn, Malick...

«Avermi scelto per una parte che poteva andare a un attore americano, senza caratteriz­zazioni geografich­e, è un regalo. E le assicuro, lavorare con talenti come Jennifer, Ed Harris, Michelle Pfeiffer è un tesoro prezioso».

 ??  ?? Paura Jennifer Lawrence (27 anni) in una scena di «mother!», il film diretto dal suo fidanzato Darren Aronofsky Nel poster L’attore spagnolo Javier Bardem (48 anni), l’altro protagonis­ta del film
Paura Jennifer Lawrence (27 anni) in una scena di «mother!», il film diretto dal suo fidanzato Darren Aronofsky Nel poster L’attore spagnolo Javier Bardem (48 anni), l’altro protagonis­ta del film

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