«Accorpiamo i piccoli privati Pronti a investire 5 miliardi»
I piani di sviluppo dell’ad Gallo. E la svolta sarà digitale
Immaginate un tubo lungo 65 mila chilometri, che porta il gas cittadino a 7,5 milioni tra famiglie, scuole, mense, chiese, partite Iva e piccole imprese, consentendo loro di riscaldare gli ambienti e cucinare. A Torino, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, fino a Messina, più altri 1.500 comuni in Italia. Ma per Italgas, nelle nuove vesti di società quotata a Piazza Affari, dove è tornata lo scorso mese di novembre e dove capitalizza quasi 4 miliardi, è solo un punto di partenza. L’ambizione dell’amministratore delegato, Paolo Gallo è crescere ancora portando il gas in altre città vincendo le prossime gare per le concessioni a Belluno, Venezia, Massa Carrara e Monza, dopo la recente partecipazione a quella di Torino 2, città che ha un sapore storico per Italgas, visto che nel capoluogo piemontese è stata fondata 180 anni fa. «Diventare grandi è indispensabile per rendere più efficiente il servizio, compiere la svolta tecnologica con la digitalizzazione della rete, cercando anche di imprimere un cambio culturale dell’azienda. Siamo pronti a investire 5 miliardi in Italia entro il 2023, per rafforzare il ruolo di primo operatore del gas». Italgas parte, in effetti, dalla prima posizione in classifica. Ha una quota di mercato che arriva al 34 per cento, incluse le quote in Toscana Energia e Umbria Distribuzione.
Dietro di lei c’è la ex Enel rete gas, che ha il 17 per cento del mercato. Le due storiche società del gas urbano condividono in parte la stessa storia. Entrambe sono uscite dal perimetro delle rispettive case madri — Italgas dal mondo Eni, l’altra (ora battezzata 2i Rete Gas) da quello dell’Enel — che volevano concentrare l’impegno sul loro business originario, petrolio ed elettricità. Da qui l’addio. Per un momento c’è stato anche chi ha immaginato che le due società potessero andare a nozze creando un colosso del settore. Progetto rimesso nel cassetto, per ora, nella convinzione che si possa creare valore — ma anche benefici per il consumatore — seguendo strade indipendenti. Italgas è già il terzo gruppo in Europa con 7,37 milioni di contatori, dietro l’inglese National Grid e la francese GrDF (gruppo Engie).
«In Italia, oltre che attraverso le gare, cercheremo di crescere anche per linee esterne, con acquisizioni tra gli operatori privati più piccoli, perché quello italiano è un mercato molto frammentato visto che ci sono oltre 200 operatori nella Penisola e noi giochiamo il ruolo di consolidatori. Il risultato della concentrazione sarà la creazione di realtà più efficienti. E ci sarà anche una riduzione del costo in bolletta per le famiglie», spiega il manager, che la sintesi dei suoi obiettivi l’ha rappresentata nel nuovo piano industriale al 2023. Ma ci sono anche altre partite che Italgas sta seguendo per sostenere la propria strategia di crescita.
Da quando era nell’alveo dell’Eni, peraltro, il mercato del gas in Italia è profondamente cambiato. Prima della riforma — non ancora pienamente attuata — le gare per le concessioni avvenivano a livello dei Comuni. Oggi invece l’Italia è stata suddivisa in 177 Ambiti territoriali minimi. Le gare così dovrebbero consentire ai Comuni di ottenere una serie di impegni da parte degli operatori (canoni di concessione, interventi di efficienza energetica...) in particolare in termini di investimento, per estendere ed ammodernare le reti. Circa 3 dei 5 miliardi di investimenti del piano Italgas saranno destinati alla crescita organica e, in particolare, Gallo guarda appunto alla «svolta digitale» della rete, basata sulla «cloud strategy» e sui contatori intelligenti.
Ne sono stati installati 1,2 milioni nel 2016, entro il 2017 altri 1,5 milioni. Entro il 2018 il tasso di sostituzione sarà al 52% per arrivare ad averli tutti «smart» tra il 2019 e il 2020. Sarà un balzo in avanti perché consentono la rilevazione dei consumi a distanza e perché sarà la prova tangibile che anche il servizio gas è entrato completamente nell’era dell’Internet of things.