Dentro i «polipi» e aggrappato ai ponti A Venezia, dove il metano è più discreto
Nel ’700, il codega era la guida notturna che, a pagamento, a Venezia camminava col lume ad olio davanti al viandante per rendergli sicura la strada nel buio della notte. Bisognerà attendere oltre un secolo per veder sostituita, tra le calle della Serenissima, la luce ambrata ad olio con quella a gas. Il prossimo 12 settembre Italgas festeggia 180 anni di storia.
Era il 1909 quando a Santa Marta, nell’ultimo lembo di terraferma della laguna, l’allora Società anonima per l’illuminazione elettrica di Venezia, costruì la prima grande officina di gas della città, con l’obiettivo di sostituire il gas di cokeria con il metano, visto l’aumento della domanda in città. Oggi l’intera area di 70 mila mq, accanto al porto dove un tempo si smistava il carbone, è di proprietà di Italgas.
I vecchi gazometri e i silos sono stati bonificati, alcuni impianti dismessi, una decina di edifici in mattoncino rosso, stile docks Londra, sono in fase di recupero, altri destinati ad uffici e depositi. Un porticciolo accoglie una decina di barche Italgas (formato taxi veneziano) pronte ad intervenire h24 in caso di guasti o dispersioni di gas. «Siamo in un punto strategico della città, in caso di necessità, sia via terra che via mare, arriviamo entro un’ora» racconta Riccardo Manfé, responsabile dell’unità tecnica di Venezia. Lunga oltre 360 km, la rete distribuisce ogni anno oltre 80 milioni di metri cubi di gas a 60 mila famiglie, ma anche ad attività commerciali e artigianali, come i maestri del vetro soffiato che, a Murano, utilizzano il combustibile gassoso per creare pezzi unici d’arte. La società torinese è ora in procinto di ammodernare e implementare gran parte dell’attuale conduttura, anche sottomarina. Compito non facile, visto il reticolo di ponti, viuzze strettissime, canali e calle. Venezia è l’unica città al mondo dove il gas «corre» aggrappato sotto le arcate di molti dei 446 ponti, nei corrimani o in profondità in acqua, dove la manutenzione degli impianti è di vitale importanza. «I tubi devono resistere per anni sott’acqua, modellarsi al fondale, alla bassa ed alta marea. Un tempo si realizzavano in ghisa ed acciaio». Oggi l’azienda intende sostituirne 20 km con nuove condutture in polietilene, più flessibili e resistenti alla corrosione marina».
Il metano arriva dalle grandi pipeline della rete nazionale dei metanodotti nell’isola delle Tresse, una lingua di terra lunga mezzo chilometro, coperta di alberi di acacie, dove un tempo sorgeva un forte. Qui, la società stocca il gas in una grande centralina, abbassandone la pressione, per diramarlo poi in tutta la laguna, attraverso i cosiddetti «polipi». Chiamati così in gergo, sono un gruppo di valvole che, come tante boe, fuorie- scono dall’acqua ma che nei fondali annodano tra loro più condotti in grado di distribuire gas a tutte le utenze. «Ce ne sono 14 in tutto, rossi e gialli, posizionati fuori dalle rotte di navigazione». In questi hub marini si avviano tutte le manovre di apertura e chiusura della pompa di gas in caso di guasti, anche di notte. Sempre sull’isola, un apposito serbatoio odorizzante serve invece a dare al gas quell’«odore» che tutti conosciamo perché se ne riconosca subito la pericolosità quando fuoriesce.
Il gas ha infatti un altro «profumo». Il reticolo gassoso e tentacolare negli anni si è sempre più intensificato e oggi copre in modo capillare tutto il territorio, da Chioggia a Mestre. Il gas è anche linfa vitale per le creazioni di vetro soffiato di Murano: la fiamma ossidrica, infatti, contribuisce anche alla bellezza delle creazioni d’arte in vetro soffiato di Murano. Se nell’800 le fornaci dell’isola del vetro usavano legno e nafta, oggi per modellare e decorare vasi e lampadari si usano fiammate di gas a 1400 gradi. La vetreria Gino Mazzuccato è una delle più antiche. Si estende su 2 mila metri quadri e da oltre 50 anni usa quest’antica arte millenaria, spendendo oltre 500 euro al giorno in bolletta del gas. Per raggiungerla si attraversa il bellissimo ponte ottocentesco Vivarini, in acciaio verde, sotto cui scorre l’immancabile linfa economica dell’isola.
Una decina di barche formato taxi pronte a intervenire 24 ore su 24
La fiamma ossidrica è alla base delle creazioni del vetro di Murano